martedì 22 settembre 2015

Più veloce della luce

Il mio nome è Ettore Pasetti, vice-direttore del progetto "Tachyon Array" dell'università di Roma.

Oggi è il giorno 06/08/2745 e voglio pubblicare al mondo la lettera scritta stamattina dal mio esimio collega, il Prof. Dott. Lorusso Francesco, con l'obbligo di condividerle con tutti i mondi.


Io sono sempre stato allergico alle limitazioni: "non si può viaggiare più veloce della luce" diceva Albert Einstein. Certo,  possiamo da qualche secolo aggirare il problema coi motori FTL, ma è  una forzatura: piegano con delle singolarità quantiche lo spaziotempo attorno a loro e ci fanno passare gli oggetti attraverso, ma non superano fisicamente velocità della luce. Tecnicamente barano.

Sono parecchi anni che lavoro  a questo progetto, il Tachyon Array. L'idea è banale: scomporre un oggetto in particelle subatomiche prive di massa reale chiamate tachioni, particella solo teorizzata da altri fisici ma di cui io per primo sono riuscito a provare l'esistenza in un esperimento che mi è valso il Nobel cinque anni fa. Se ci riuscirò potremo viaggiare nell'universo senza bisogno di navi.

Oramai è questione di minuti: presto una serie di impulsi scomponenti partirà dal tubo collettore che mi punterò addosso. Sono stanco di scomporre e ricomporre orologi al cesio per verificare l'effettiva capacità di arrivare prima di quanto Einstein abbia detto sia possibile; stufo di piante; stufo di animali, cavie, che tornano in perfetta salute. Voglio sapere in prima persona che cosa si prova a superare la luce, voglio che sia un essere con intelletto a farlo, uno che meriti questo onore.

Dappertutto telegiornali, università,  uomini della strada parlano del mio esperimento. Sento l'interesse di tutti i mondi abitati dall'uomo concentrarsi su di me e sul mio lavoro ed io sono pronto ad accettare questo interesse violando il limite fisico scritto sulla pietra della fisica.

In questo momento ho comunque lasciato le mie disposizioni testamentarie al mio legale di fiducia, mi auguro di non averne bisogno ma dovessi io fallire sarei solo una delle molte mattonelle che ha permesso al genere umano l'edificazione della sua evoluzione: un caduto necessario per il bene dei molti.

Ogni dettaglio è stato studiato, analizzato più e più volte, il rischio è minimo, anche se qualche teologo prova a dire che un essere umano ha una complessità ben superiore a quella degli animali: una parte immortale e divina che è chiama anima e che forse non può venire scomposta dal mio raggio, come se ci fosse un campo invisibile a garantirne l'integrità e che io stia rischiando la mia stessa anima.

Tempo qualche ora e avremo la risposta. E' consolatorio sapere che se mi sbaglio non soffrirò perché non dovrei accorgermi di nulla. Ma magari ha ragione lui e accelerando "infinitamente" mi troverò al cospetto di qualche dio. Ma forse dovrei essere più serio nello scrivere.

E tuttavia parte della mia formazione mi fa temere che forse i teologi abbiano ragione: nei secoli abbiamo fatto scelte discutibili anche noi scienziati: Marie Curie ne è morta per aver sottovalutato le forze che stava scoprendo, ma è nel mito. Qualcuno temeva che la prima super-accelerazione avrebbe generato buchi neri o lesioni della realtà. Nulla di questo è successo e non succederà a me, me ne devo convincere.

"Luogo a procedere".L'ordine è arrivato. L'università mi ha dato il via libera in questo istante. La mia curiosità sta per venire esaudita.

Addio.

E'quindi col cuore gonfio di dolore che vi comunico la scomparsa del mio capo, amico e mentore dovuta alla sua mancata ri-materializzazione a seguito dell'esperimento. Spero non abbia sofferto come si augurava. Possa la lettura di questo scritto donarvi il conforto che ha donato a me.

P.S. Stamattina ho riletto il messaggio leggendo solo la prima parola di ogni paragrafo.

venerdì 26 giugno 2015

Fanta Fanta Basket 2015

Riferendomi a questo post  questa sera va in scena gara 7 del campionato di basket italiano di A1.
Si assegna lo scudetto. A gara 7. Perché noi non ci facciamo sicuro mancare il pathos.
Ho pensato: "Sassari e Reggio Emilia...che figata...e chi se l'aspettava?" e sono corso a riguardare se me l'aspettavo davvero: ed infatti dimostro di avere più fortuna che giudizio, le ho citate entrambe.
A chiunque vinca stasera, congratulazioni... sai di essertelo proprio meritato.

venerdì 17 aprile 2015

Traduttore universale


Il filologo, il filosofo e l'informatico stavano bevendo in un pub.

Il filosofo disse:"Se tutte le popolazioni del mondo si comprendessero istantaneamente, senza la barriera della lingua il mondo sarebbe un posto migliore!"

Il filologo rispose:"Credimi, al traduttore simultaneo automatico ci stanno lavorando in molti, ma quello che manca è la capacità di rendere le mille sfumature di una lingua. Il concetto del 'Lost in translation'!"

"E allora non perdiamo niente!" Disse l'informatico.

"In che senso?" Chiesero gli altri due.

"Se noi potessimo mettere un numero ad ogni concetto che esprimiamo, lo catalogassimo diligentemente dopo un po'i concetti che si possono esprimere terminerebbero e noi saremmo sempre in grado di tradurre da numero a lingua parlata senza paura di perdere sfumature!"

"Spiegati meglio!" Chiese il filologo.

"Diciamo che 'amore' è una parola con mille sfumature. Associamo 1 ad 'amore romantico', 2 ad 'amore fraterno', 3 'amore materno' e così via. Se una lingua esprime il concetto con una parola bene, altrimenti si esplica la cosa con un giro di parole! Nessuna sfumatura verrebbe mai persa!"
Il filosofo a quel punto sentenziò: "Ma così ci vorrà una quantità di dati da immagazzinare immane!"
L'informatico disse: "Lasciate che questo sia un mio problema! Voi occupatevi di numerizzare ogni concetto!"


Forse erano stati l'eccessivo alcool e l'altrettanto eccessivo entusiasmo dell'informatico ma il filologo cominciò a lavorarci.Non si resero conto di quello che avevano creato: le basi del traduttore universale.

Sì, perché una volta che il sistema conosceva ed immagazzinava il concetto questo poteva essere ritradotto in qualsiasi lingua: bastava che vi fosse uno che per primo compisse la traduzione da lingua a numero ed il gioco era fatto per le successive traduzioni. Una sorta di coscienza collettiva che collaborava allo scopo.

All'inizio fu solo un computer, poi un cluster e via via sempre più macchine si unirono in questo sistema: nuovi metodi di trasmissione dei dati lo resero sempre più performante e preciso nelle traduzioni.

Nacque negli anni una vera e propria casta di neoscribi, traduttori da concetto numerico a lingua e viceversa che controllavano la correttezza delle traduzioni.
Il sistema crebbe, crebbe a dismisura, finché la razza umana, ormai sdoganata dal limite della Terra si librò nei cieli ed entrò in contatto con altre forme di vita.

Forme di vita che comunicavano in maniere dapprima a loro ignote, differenti, ma i quali concetti potevano ancora una volta essere sia numerizzati che catalogate: le nuove forme di vita si unirono alla casta dei neoscribi arricchendo il sistema di concetti universale.

Crebbe talmente tanto di grandezza che gli esseri umani decisero di trasferirlo sulla superficie di Giove: i neoscribi continuarono ad esercitare il controllo sul sistema dal tempio eretto sul satellite di Giove chiamato Europa.

I neoscribi si dividevano in tre sotto-caste: I molti fratelli informatici, i molti fratelli filologi e i pochi fratelli filosofi.

I primi erano i tecnici; preposti alla buona salute del sistema, alla sostituzione dei macchinari quando obsoleti o malfunzionanti e al mantenimento delle comunicazioni universali.

I fratelli filologi erano il vero cuore del sistema: modificavano errate associazioni fra numero e concetto e vagliavano le traduzioni più difficili: a volte per la correttezza di un singolo termine in traduzione si isolavano in consiglio per ore con i rappresentanti delle razze ma mai si sbagliavano grazie all'esperienza di secoli.

Per esempio il termine "respirare" comune a tutte le lingue umane fu piuttosto difficile da spiegare ai muklats del pianeta che per i terrestri è Argalis VI ("Mrhrlllkkkllakkssshhhmr*ed alcuni suoni a frequenze non udibili dagli esseri umani*" nella loro lingua) ma il neoscriba dei murklats che vive ospite su Europa nella sua cella magmatica a 3000°K riuscì a infine a tradurlo come "Gggggrrrhhaaaimmmmnnnn" ovvero 'lo sbuffo che esce dal magma che segnala la presenza di vita'.

I Filosofi infine supervisionavano il tutto ed avevano l'ultima parola nei casi più spinosi.

 I neoscribi restarono una casta al di fuori di tutte le politiche universali: non li toccarono mai guerre né faide: troppo importante era il loro lavoro per garantire l'armonico funzionamento dell'universo.

Ultimamente però il primo fratello filologo, Agadon del popolo dei grim di Arkadia III (fortunatamente bipedi e simili ai terrestri) riceveva parecchie segnalazioni di traduzioni fallaci: la "preghiera tarmilliana del risveglio" presentava alcune errate traduzioni (che loro ormai chiamavano macchie).

Era piuttosto strano: i tarmilliani erano stati fra i primi popoli contattati dai terrestri e proprio la correttezza delle traduzioni tarmilliano / terrestre unificato aveva contribuito alla diffusione e alla fiducia nel sistema presso tutte le razze dell'universo.

Il perché? Beh diciamo che i tarmilliani, al contrario dei grim, erano un popolo che viveva in forma gassosa.
Fu uno dei più brillanti primi filologi della storia, padre Oleg Mc Mahon, ad accorgersi che vi era uno schema nei lampi delle nebbie di Tarmillia e provò a farle analizzare al traduttore universale.

Dopo qualche giorno le nebbie cominciarono a comunicare con gli umani con concetti molto semplici*.
Il resto, come si suol dire, è storia: un tarmilliano fu invitato a unirsi ai neoscribi e vista la loro estrema longevità era ancora lui a vivere su Europa in forma gassosa: siccome il suo nome non avrebbe avuto senso per noi tutti cominciarono a chiamarlo Tar.

Fu Tar a chiamare Agadon con un tono irritato (perché 'chiamo Agadon in tono irritato' era comunque un concetto diverso da 'chiamo Agadon in tono neutrale').
"E'inmmissibile!" Lampeggiò irritato Tar.

"La pregiera tarmilliana del risveglio" è uno dei più sopraffini esempi di poesia devozionale dell'universo. Milioni di richieste di traduzione vengono inviate ogni giorno su quel particolare componimento e noi neoscribi non possiamo fornirne un'errata traduzione!"

"Ti prego di calmarti, fratello (che per un tarmilliano suona più come 'ti prego di rallentare la tua attività cinetica') stiamo cercando di capire che succede!"

"E' il finale che lascia perplessi tutti: ti prego, o mio Daxxosso, concedimi un fluire profondo. E' una traduzione che non ha senso!"

Agadon aveva più volte letto la preghiera e si ricordava che la traduzione riconosciuta universalmente come corretta era "ti prego, o mio Dio, concedimi un fluire profondo"

Un po'perplesso chiese al primo ingegnere XUX una diagnostica su questo termine, per scoprire se ci fossero delle macchie nel codice.

"Non serve!"
Lo interruppe arrivando in mezzo a loro il primo filosofo, Padre Muhammad:
"Credo di aver trovato io il guasto stamattina, fratello Agadon!"

"Come hai fatto così presto?" Chiese in tono sorpreso Agadon.

"Con l'aiuto di Daxxosso!"  rispose Muhammad.

Agadon sgrano i suoi quattro occhi: il traduttore segnalò la sua perplessità a Muhammad.

"Intendo, è Daxxosso il concetto che ci sta dando problemi!"

"Me ne sono accorto!" Rispose stavolta Agadon stizzito.

"Ho già cercato 'Daxxosso' da solo e ti posso dire che è un termine degli arakiani che conosciamo da circa cinque secoli: è uno dei tanti appellativi di Daxosso! Diamine, è fastidioso farsi capire con la macchia di oggi!
Insomma Daxxosso significa 'colui che conosce tutti i concetti dell'universo'
Fino a ieri Daxxosso era una corretta traduzione di... "
scorse il suo pad di controllo e finalmente riuscì a fargli emettere il termine 'Dio' nella lingua di Agadon.

Poi proseguì: "Ma sembra che da stamattina non sia più così!"

Agadon restò un istante perplesso. Poi la voce titubante del primo ingegnere XUX lo ridestò:

"Fratello Agadon. Ho scoperto un cambiamento nel concetto: Daxxosso! Fino a ieri la definizione era 'colui che conosce tutti i concetti dell'universo' ma da stamattina, ora di Giove 03:52 il concetto è stato modificato!"

"Aha! Ecco la causa della macchia! Da chi? Che fratello ha osato manomettere un concetto senza passare al vaglio dei confratelli?" sbraitò Agadon.

"Sulla matricola di cambiamento c'è scritto "Daxxosso". Forse ti interesserà sapere come suona oggi il termine dopo la modifica:'colui che conosce tutti i concetti dell'universo fisicamente localizzato sulla superficie del Pianeta Giove'.

"Oh mio Dexxosso! E'diventato autocosciente!" Esclamò Agadon.

Padre Muhammad, sorridendo, alzò gli occhi verso Giove e disse: "Sorridete fratelli! Daxxosso ci guarda!"

"E'piuttosto inquietante la cosa!" Disse Agadon.

"Già, non era programmato per farlo!" Aggiunse NUX.

"Sono trascorsi molti cicli vitali in cui la nostra casta ha vissuto onorando il sistema come fosse una divinità.
Lo abbiamo accudito. Lo abbiamo potenziato. Gli abbiamo fornito una conoscenza enorme.
Programmato o no per farlo forse era solo questione di tempo prima prima che succedesse.
Forse è il premio di un lavoro di fede e ricerca durato generazioni.
Io non so questo punto non so cosa manchi a Dio prima di..."

Tutti avevano sentito chiaramente. L'atmosfera si fece tesa e Muhammad si interruppe nella sua digressione.

Agadon prese la parola per primo:"Faccio una prova! Noi siamo i neoscribi. Noi serviamo Dio!"

NUX fece transitare gli elettroni da un nucleo del suo cervello esterno a quello interno, cosa che veniva tradotta da un essere umano come un fremito di paura, poi disse:
"Io sono NUX. Io sono il primo ingegnere. Io aiuto al corretto mantenimento di Dio!"

Muhammad, sgranando umanamente gli occhi, disse:"questo significa che da qualche istante si ritiene anche..."

Ed ecco che improvvisamente su Europa calò improvvisamente la notte, poi venne ancora il giorno, poi ancora la notte e il giorno ancora. Tutto nell'arco di pochi spaventosi secondi.

A quel punto tutti gli esseri  dell'universo udirono in ogni forma di comunicazione possibile e simultaneamente il concludersi della frase di Padre Muhammad:

"... ONNIPOTENTE!"



*Il primo concetto che il traduttore interpretò fu 'solido sei posizionato sui miei genitali'

mercoledì 8 aprile 2015

Il magazzino

Era una mattina calda per essere settembre e Flavio aveva ancora delle incombenze di cui occuparsi.
Sospirò pensando alla giornata che aveva davanti.
Trasalì quando udì una voce sconosciuta nella stanza.

"12 settembre 2064, ore 7:53. 12 secondi! Stampo l'etichetta!"

Un pallido ometto dalla pelle grigia si stagliava difronte a lui: baffi anacronistici, occhiali appoggiati su un piccolo naso, vestito di un abito scuro marrone ed in mano una stampatrice di etichette.
Questi alzò lo sguardo dall'etichettatrice e si accorse di essere osservato:
"Oh! Puoi vedermi! Buongiorno, sono Khumu, il catalogatore!"

"Che ci fa in casa mia? Lei chi è? Guardi che chiamo la polizia!" Urlò fra lo spaventato e l'infuriato.

"Calmati, ti prego! Lascia che ti spieghi. Come detto sono Khumu..."

"...il catalogatore, l'ha già detto!" rispose aggressivo Flavio.

"Ottimo, nonostante l'ètà sei ancora sveglio! Seguimi!"

E Khumu s'incamminò verso la porta di una stanza di casa sua che lui non aveva mai visto prima.
A quel punto la rabbia di Flavio si tramutò in stupore:"Una stanza in casa mia che non conosco? E'casa mia!"

Il nuovo arrivato rispose sardonico: "Tuo. Mio. Concetti piuttosto relativi, credimi! Entra dai!"

Aldilà della porta giaceva un gigantesco e silenzioso magazzino fiocamente illuminato.
Era di un'apparente sconfinata lunghezza e si dispiegava davanti a loro: a destra ed a sinistra su alti scaffali d'acciaio che arrivavano fino al soffitto pile di scatoloni di colore marrone, tutti etichettati diligentemente catalogati ed ordinati per anno, mese, giorno, ora e tutti con la scritta "Flavio" in bella evidenza.

Khumu si mise davanti a lui: "Seguimi! Questa è una cosa che non faccio spesso!"
Flavio si sentiva stranamente calmo, per quanto assurdo gli sembrasse il tutto.

"Ma Khumu, cosa c'è in questi scatoloni?"
"Aprine uno e controlla da te!"

Tirò fuori lo scatolone marrone più vicino a lui. 'Flavio 2043, gennaio, sedici, ore 17:33' e nello scatolone trovò una lunghissima fila di etichette. Ne tirò una ed improvvisamente gli apparve davanti l'immagine di lui in automobile, fermo al semaforo in una giornata di pioggia.

Si voltò verso Khumu. con sguardo interrogativo.

"Tirane un' altra!" Lo esortò il catalogatore.

Tirò l'etichetta vicina ed apparve un' immagine molto simile: qualche dettaglio variava ma era sempre lui, sempre fermo allo stesso semaforo; sempre in automobile; sempre la stessa pioggia.

"Ti prego di rimetterle a posto ora, Flavio, dobbiamo continuare: la strada è lunga!"

Ed incamminandosi verso il fondo della stanza continuò:

"In questi scatoloni sono racchiusi tutti i tuoi respiri!
Pazientemente raccolti, etichettati e catalogati dal sottoscritto!
Qualcuno pensa che siano i battiti del cuore a fare la somma della vita, altri più pragmaticamente le onde cerebrali ma la verità è che a fare la vostra vita..." e si voltò a guardarlo "...sono i respiri!"

Poi continuò:
"In questi scatoloni, di colore marrone, sono racchiusi i respiri alla quale tu non hai dato importanza: una fila in banca, un pranzo poco importante, un film noioso...."

Flavio guardò gli scatoloni e Khumu come se potesse leggergli nella mente disse:
"Eh sì! Sono tanti, vero? Perlopiù tutti gli esseri umani hanno una collezione di scatoloni marrone voluminosa, ma ora siamo arrivati dove volevo!"

Al termine della collezione di scatoloni ve ne erano due: uno di colore nero, uno di colore verde.
Senza bisogno di fare domande Khumu esordì indicando quello nero:

"Se vuoi favorire..."

Flavio aprì lo scatolone titubante e tirò febbrilmente la prima etichetta, quella che recava la sua data di nascita.
Vide quello che doveva essere stato il suo ostetrico che lo percuoteva e assistette al suo primo vagito.

Si voltò verso Khumu. Questo sorrise e disse:

"Prego prego! E'tutta roba tua!"

Quest'altra etichetta aveva una data curiosa: 12 novembre 1985 ore 7.56.

Tirò la linguetta e rivide il momento stesso in cui scoprì di essere allergico alle nocciole: aveva appena morso la merendina di un compagno di scuola, una di quelle che sua mamma non gli aveva mai comprato e improvvisamente non riuscì a respirare. Stava soffrendo, soffocando, spaventato.

"Questi, Flavio, sono i tuoi respiri peggiori, o le volte in cui proprio non hai respirato, come qui, quando diagnosticarono il cancro a tua madre o qui quando tuo figlio non tornò a casa dopo il sabato sera  e ti si presentarono i carabinieri alla tua porta la mattina dopo!"

E poi Khumu gli tolse lo scatolone di mano e lo rispinse sullo scaffale.

"Quello verde?"

Khumu sorrise ancora, prese personalmente quello verde e glielo porse:
"Reggilo, mi serve una mano!
Il verde è il tuo colore preferito e quindi questi sono ovviamente i tuoi respiri migliori!
Qui è dove ti hanno rianimato dopo lo shock anafilattico!
Qui è dove hai smesso di respirare incontrando la madre dei tuoi figli!
Qui è dove i carabinieri ti hanno comunicato che tuo figlio era vivo ed aveva avuto un piccolo incidente con la macchina!
Ma questo mi piace un sacco:
'21 settembre 2006, ore 15:23'. Il tuo primo giro in moto da solo in un bosco dopo una pioggia: aprilo!"

Entrambi assistettero ad uno scenario incredibile: la luce del tramonto filtrava attraverso gli alberi umidi. La velocità bassa. La libertà. Flavio si era preso un respiro profondissimo.

"Questo, se non lo sai, è il tuo respiro di felicità più lungo! Oh ne hai avuti altri più felici,  ma comunque più brevi tipo..." sorrise e tirò un'altra etichetta "...tipo QUESTO!"

"Ehi! Ehi!" urlò Flavio "Queste sono cose private!" Aggiunse fra l'offeso e il divertito.

"Mio. Tuo. L'ho già detto, no?"

Flavio si fece serio:
"Khumu, dimmi, perché mi mostri tutto questo?"

"Dovevo raggiungere la scatola verde: '12 settembre 2064, ore 7:53' Quello del dodicesimo secondo è  stato il tuo ultimo respiro!"

"Oh..." disse Flavio deluso.

"E sarebbe un buon ricordo?"

Khumu rispose ancora con un sorriso:
"Lo è sempre!"

giovedì 2 aprile 2015

lunedì 30 marzo 2015

L'offerta


I figli di Ugo stavano facendo il solito baccano.
Mai una volta che ubbidissero subito al papà.
Inutili i suoi richiami all'ordine, nonostante la sua espressione accigliata: i suoi due figli maschi se ne stavano amabilmente fregando.
Chiamatelo anelito di libertà o semplice "sindrome da bimbo pestifero", ma oggi toccava a lui sorvegliarli al parco giochi.
Una brutta settimana sul lavoro, bambini indisciplinati: tutto l'aveva stancato parecchio e in quel preciso istante era al limite dell'umana sopportazione; si sentiva in trappola, bloccato su un binario morto. Fu colto da una rabbia ed un'ansia inesplicabili simultaneamente.

"Salve!" udì salutare da dietro.

Ruotò la testa per vedere chi parlasse: un signore dall'aria distinta suo coetaneo si avvicinò.

"Posso sedermi anch'io?"
"E' una panchina pubblica..." Rispose Ugo titubante.
"Vede... La stavo osservando!" Riprese lo sconosciuto.
 "Vedo nel suo sguardo un uomo che vorrebbe un premio speciale per una vita integerrima: colga l'occasione! Se lo merita!"

"Lei chi è?" Chiese ovviamente Ugo.
"Suvvia, non mi sembra una domanda da fare adesso. Accetta il mio aiuto?"

"E come mi aiuterebbe?" rispose incuriosito.

"Vedo per lei in questo preciso momento una vita priva di felicità: non è dove vuole stare: si sente bloccato, senza prospettive, depresso. Si vede, lo sa?"

Lui sorrise e chiese sarcasticamente: "Ah, davvero?"

"Io le offro un'intera giornata di felicità per intervallare questa infelicità. Chieda quello che vuole: io lo esaudirò!"

Sempre sorridendo:"Ed in cambio, immagino, vorrebbe la mia anima, giusto?"

Stavolta a ridere fu lo sconosciuto: "Ma no, ma no! Lo faccio senza secondi fini! Glielo sto offrendo a gratis! Accetta?"

"Un giorno di felicità? Senza fregature?" borbottò.

"Senza fregature!" Gli rispose l'altro.

"E se non accettassi?"

"Nulla cambierebbe rispetto ad ora!" disse con una certa circospezione.

Ugo guardò i bambini. Guardò l'ora sul campanile della chiesa.

Sorrise e disse: "E'stato un piacere! Arrivederci! Anzi, Addio!"

Lo sconosciuto si alzò, ricambiò il sorriso e disse:

"Addio? Arrivederci semmai!" e se ne andò.

Ugo restò perplessamente assorto per alcuni istanti, poi fu ridestato dal suo torpore.

"Ciao! Chi era quel signore, tesoro?" Lo incalzò la moglie appena giunta sul posto.

"Uno che voleva offrirmi l'esatto contrario di quello che ho adesso!"

La moglie sorrise, l'abbracciò e gli disse:

"A volte parli strano, sai?" Poi si voltò verso i figli e con un perentorio urlo li richiamò all'ordine.

"Veramente: ma chi era?" Insistette lei.

"Sai che non l'ho ancora capito?" disse Ugo mentre i bimbi correvano ad abbracciarli.

venerdì 20 marzo 2015

Attivate le difese planetarie!



Da qualche parte nel mondo, ma presumibilmente negli Stati Uniti d'America

Il generale Mc Dermott studiò il file una volta di più sul suo pad. Sentì un brivido freddo attraversargli la schiena.
Osservò il telefono sulla sua scrivania per alcuni minuti; poi fece quello che mai si sarebbe aspettato di fare nella sua carriera: chiamò i suoi corrispettivi esteri in una conferenza globale.

"Buongiorno signori, spero abbiate attivato il traduttore!"

Tutti risposero a quella domanda affermativamente nella loro lingua, ma il colonnello li sentì rispondere in inglese.

"Credo abbiate oramai letto tutti il 'rapporto Fuentes' a quest'ora..." Chiese in tono rassegnato.

Prese la parola il generale Dagalev: "Non posso parlare per gli altri, ma io sicuramente sì!
Devo dire, Generale, che sono piuttosto deluso dalla qualità dei vostri servizi segreti: se qualcuno dei nostri scienziati fosse giunto ad una simile scoperta in Russia, ne saremmo venuti a conoscenza prima che questi decidesse di renderlo di pubblico dominio!
Sebbene fortunatamente l'abbia fatto ad una conferenza di soli addetti ai lavori avremmo saputo tenere sotto controllo la notizia!"

Non aveva sicuramente voglia di farsi dare lezioni dal capo del K.G.B. in quel momento, ma masticando amaro dovette ammettere a sé stesso che la faccenda era effettivamente sfuggita grossolanamente alla C.I.A. ed ora dovevano tutti pagarne le conseguenze.

Interruppe il filo dei suoi pensieri il comandante dell'intelligence cinese:
"Anche uno dei nostri ricercatori era pervenuto alle medesime conclusioni del Dottor Fuentes, all'incirca nello stesso periodo; solo che noi siamo stati in grado di celarne i risultati fino a ieri. Sarebbe più corretto chiamarlo 'Rapporto Li Chen'!"

"O 'Rapporto Mazavi'!" aggiunse il capo del Mossad.


"Ormai la frittata è fatta! Ora come intendiamo procedere?" Tagliò corto Mc Dermott.

"Li Chen" riprese il cinese "dopo aver scoperto il campo a infrafrequenza , per usare il termine del dottor Fuentes, più semplice a mio avviso da manipolare di radiazione intersecante il piano della realtà che si manifesta sulla frequenza di 0.005 Hz, ha elaborato una sistema risposta che in teoria ci proteggerebbe da questi attacchi.

Gli abbiamo imposto di chiamarlo scudo a sfasamento e non radiazione sfasata di un semiperiodo per ottenere l'annullamento della radiazione intersecante... vi risparmio il resto... Li Chen è geniale ma solo quando non deve lavorare di fantasia nello scegliere i nomi!"

"Più o meno la stessa idea l'ha avuta Mazavi." Riprese il capo del Mossad.
"C'è solo un problema: per come il fenomeno si manifesta servirebbe che lo scudo a sfasamento venisse attivato contemporaneamente in più punti da degli emettitori che, secondo Mazavi, dovrebbero essere alti 300 metri, posizionati in 24 punti precisi del globo ed alimentati da almeno 10 GigaWatt di elettricità l'uno: è chiaro che nessuna nazione può procedere da sola a questo punto!"

Il comandante cinese rispose: "Questa che vi ho inviato ora per messaggio criptato è la mappa dei 24 punti teorizzati da Li Chen. Presumo a questo punto che coincidano con quelli di Mazavi..."

"Chilometro più, chilometro meno... Miglia per lei, generale" rispose pungente l'israeliano all'indirizzo di Mc Dermott.


"Signori, le specifiche del sistema a mi sono chiare! Vado ad informare il presidente, e presumo voi farete altrettanto coi vostri referenti. Ci aggiorneremo domani alle ore 12.00 di Greenwich. Tutti d'accordo?"

"Non è un po'troppo tardi?" Chiese il comandante del K.G.B. "Con le premesse non ci sarebbe un minuto da perdere."

"Visto quello che implica la cosa... " rispose Mc Dermott "... se ci saremo coordinati per domani alle 12.00, generale lo considererò un grande successo!
Non so se crediate signori, ma il momento è grave: Dio sia con voi! Mc Dermott, chiudo!"


Detto questo fece un profondo respiro e si fece passare il presidente degli Stati Uniti D'America.

Alcune ore dopo. Bunker del Presidente degli Stati Uniti d'America

"Signore, ha letto il rapporto Fuentes?" chiese McDermott.
"Sì, ma per essere sicuro di aver capito, vorrei che lei me lo rispiegasse, Generale!"
"Certamente! Nella giornata di ieri il Dottor Fuentes..."
"Arrivi direttamente alle conclusioni..." tagliò corto il presidente.

"In sostanza esiste una radiazione chiamata campo di infrafrequenza che bombarda la terra ad intervalli apparentemente casuali. All'inizio gli scienziati hanno ipotizzato una stella pulsar di tipo sconosciuto, ma poi hanno scoperto che non era una manifestazione casuale ma si cela un'intelligenza dietro al fenomeno."

"Un'intelligenza?" chiese sorpreso.

"La teoria è che ci sia in atto un bombardamento alieno che destabilizzi le nostre cellule dall'interno: iniettano un ordine quiescente di autodistruzione fin a quando tutti gli esseri umani non ne saranno infettati. A quel punto potranno attivare il processo disgregativo mandando il segnale sulla stessa frequenza! Premeranno un semplice bottone, presidente!"

Il presidente si appoggiò allo schienale visibilmente turbato. Poi disse:
"Perché pensate questo?"

"Perché questa è la mappa di dove la radiazione si è manifestata nelle sole ultime 24 ore!"
E mostrò al presidente una mappa del mondo sulla quale ogni luogo ove si era presentata la radiazione era rappresentato da un piccolo puntino verde; ove gli esseri umani erano più numerosi, sulle metropoli, lì apparivano le concentrazioni maggiori di puntini.
"E Fuentes è riuscito nell'impresa di mappare il D.N.A. di un suo collaboratore prima e dopo un bombardamento: risultava lievemente modificato!"




Il presidente sospirò accigliato e poi chiese:
"E la soluzione sarebbe costruire dodici tralicci? Dal costo di 5 miliardi di dollari l'uno?"
"Lo faremmo tutti assieme! Nessun paese si tirerà indietro!"

Dopo una breve pausa il presidente disse:"Procedete!"


Tre mesi dopo. Portaerei americana U.S.S. America CV66 (quartier generale progetto Achille)

Tutti i generali entrarono nella sala comando.

"Generale Dagalev, immagino fosse ansioso di entrare in una sala comando di una portaerei americana!" Lo pungolò un raggiante Mc Dermott.

"Niente che io non abbia già visto dettagliatamente nei nostri dispacci, Generale Mc Dermott!" Rispose Dagalev divertito.

"Ma si sarebbe mai aspettato di entrarci?"
"No! Non senza sparare!" Si guardarono e i due scoppiarono a ridere.

L'operatore al radar interruppe la scena richiamando la loro attenzione:
"Signore, bombardamento infrafrequenza registrato! Qualcuno sulla nave è stato colpito!"

"Si calmi, marinaio, tra poco questa storia sarà solo un brutto ricordo!" Lo zittì Mc Dermott.
Poi si voltò verso il comandante cinese e gli lesse il dispaccio delle Nazioni Unite:

"Con la risoluzione dell'O.N.U. 4576-2017 il comandante della U.S.S. America viene autorizzato ad attivare il progetto scudo a sfasamento nome in codice Achille.
Attivate le difese planetarie!
Buona fortuna."

Si voltò dunque verso il colonnello cinese e gli disse: "Le cedo il comando! A lei l'onore!"

Si scambiarono un saluto militare.

Dopodiché il cinese, rivolto all'ufficiale di collegamento, pronunciò:
"Attivare sequenza di accensione sistema scudo a sfasamento"

Questi mise il dito su un pulsante e disse:
"Roger! Attivo in 5...4...3...2...1...Scudo attivato!"


In nessun luogo, in nessun tempo, non nel nostro universo.

"Non riusciamo più a scendere sulla terra!"
"Dunque qui è dove l'hanno fatto!"
"L'hanno attivato!"
"Peccato! Mi piacevano gli umani!"
"Esseri di grande potenziale!"
"Abbiamo lavorato bene!"
"Finché si è potuto!"
"Ma perché hai suggerito lo scudo?"
"Per dare loro una scelta! Non gliene abbiamo mai data una..."
"Ma loro non lo sapevano. Dovevamo comunicarglielo!"
"Sì! E'stato fatto anche questo! Abbiamo messo il dubbio in parecchi di loro, ma oramai l'idea autoctona di difesa ha preso il sopravvento!"
"Che ne è di loro?"
"Non riusciamo più a vederli!"
"Mettiti in un Zetareticuliano!"
"Cosa gli suggerisco?"
"Che l'acqua della terra può essere usata come carburante per nuovi motori FTL!"
"Uno scienziato. In missione. Che sia in zona giusta. Che sia nel tempo giusto. Che sia recettivo. ZXULFIX di AXTOL! Vado!"

Phobos, satellite di Marte alcuni mesi dopo l'attivazione dello scudo.

L'essere senza corpo, né spazio, né tempo si sincronizzò con l'ospite ZXUFLFIX di AXTOL scienziato zetareticuliano in missione sulla base di Phobos, satellite di Marte.

ZXUFLFIX  si rivolse al suo responsabile anziano e gli comunicò telepaticamente:
"Andare sulla Terra! Pervenuta idea per motore FTL! Usare acqua terrestre!"

"Idea buona! Procedere!" Gli rispose telepaticamente il fratello capoposto della base.

Poco dopo una navetta con a bordo un piccolo equipaggio scientifico solcò rapidamente la breve distanza fra Phobos e la Terra.

Per precauzione si occultarono in prossimità del pianeta azzurro: ultimamente i terrestri erano diventati fastidiosamente curiosi nei confronti dei loro spostamenti.
"ZXLULFIX! Attività impiantati terrestri non usuale! Zero attività elettromagnetica. Uomini no comunicazione reciproca!" gli comunicò il fratello tattico.

"Città più vicina?"
"Buenos Aires!"
"Sorvolare! Valutare!" chiese ZXULFIX al fratello pilota.

Sullo schermo della navicella apparve l'immagine della metropoli in rovina: gli uomini che si potevano scorgere si muovevano a branchi, atteggiandosi a scimmie: alcuni brandivano oggetti di uso comune a guisa di clava; più spesso uomini e donne combattevano con ferocia fra loro a mani nude per la conquista del poco cibo rimasto.

"Regressione civiltà! Perché?" Si chiese comunicandolo involontariamente ai suoi fratelli.

Poi notarono i piloni e cominciarono una scansione alla ricerca di un eventuale pericolo per l'equipaggio.

Ci misero relativamente poco a capire che la regressione degli umani e quei piloni fossero in relazione fra loro.
"Che fare?" Si chiesero gli zetareticuliani sulla nave.



Ancora in nessun luogo, in nessun tempo, non nel nostro universo.

"Basterebbe distruggere uno dei piloni!"
"Basterebbe distruggere uno dei piloni!"
"Che strazio vedere gli umani così!"
"Poveri umani, disgiunti da noi, le loro idee geniali, le loro ispirazioni, sono ricaduti in quella che è la natura del loro pianeta, in balia delle loro idee autoctone: difenditi, mangia, sopravvivi, riproduciti!"
"Pensavano di doversi difendere da noi e invece hanno bisogno di noi per difendersi da loro stessi!"
"Basterebbe distruggere uno dei piloni!"

"Basterebbe distruggere uno dei piloni!"
"Poveri terrestri!"
"Basterebbe distruggere uno dei piloni!"


Orbita Terrestre.

"Distruggere pilone più vicino!"  chiese mentalmente ZXULFIX.
"Troppo lontani!"  rispose l'equipaggio.
"Avviciniamoci!"

Ed avvicinandosi al pianeta entrarono sotto l'influenza dello scudo, la comunicazione con gli alieni atemporali cessò, mentre cominciarono ad insinuarsi nelle loro menti le idee autoctone terrestri.

"Siete in pericolo! Gli uomini sono un pericolo! Uccideteli tutti! UCCIDETELI TUTTI PRIMA CHE LORO UCCIDANO VOI!" sussurrò una voce nella sua testa.

"Caricate le armi!" disse ZXUFLFIX.


"UCCIDETELI TUTTI!!! TUTTI!!!" Urlava ora la voce nella sua testa.

"Abbattiamo il pilone ed andiamocene! Quanto odio venire sulla Terra, poi devo passare una  settimana nella doccia psichica per togliermi le loro idee di dosso!"

mercoledì 18 marzo 2015

U.S.S. Spirit of Lindbergh

La grande crisi all'inizio del 21° secolo aveva colpito sufficientemente duro tutti i paesi. I primi a tirarsene fuori furono gli Stati Uniti d'America, quelli che la crisi l'avevano generata.

Per lungo tempo la colonizzazione umana di Marte fu un progetto sull'orlo della cancellazione, finché il professor Leblanc, docente di macroeconomia a Parigi, sentenziò che l'unico modo per uscire dalla crisi globale fosse una serie di progetti enormi di respiro planetario e che questi che fossero finanziati in gran parte dagli Stati Uniti.

La manovra funzionò lentamente, ma serviva qualcosa in più. qualcosa di colossale e simbolico: fu così che la missione "Marte 1" diventò completamente americana.
A tutti i non americani che vi partecipavano fu offerta l'opzione di diventare cittadino americano per continuare a lavorarci e furono pochi di questi a rifiutare l'offerta.

Ora quindi la nave spaziale "U.S.S. Spirit of Lindbergh" era nell'orbita del pianeta rosso pronto a far discendere il primo modulo d'atterraggio sul pianeta, o forse sarebbe stato meglio dire ammartaggio.

Vernon Connoly, comandante di missione, salutò alla visiera il vice-comandante Marjia Kovalsky:
"Le affido la nave, vice-comandante!"

Marija rispose al gesto prima con tutta la mano, poi serrò il pugno lasciando solo indice e medio vicino alla tempia e sorrise.

Connoly le sorrise di rimando e disse:
 "Le vecchie abitudini sono dure a morire, eh?!?"


E chiuse il portello del modulo. Poi perentoriamente aggiunse:

"Partenza fra 30 minuti! Sgombrate la zona d'attracco!"
 E gli altri 3 membri del modulo cominciarono i controlli pre-lancio.

Trenta minuti e il tempo di discendere dall'orbita del pianeta il modulo toccò la superficie.

Connoly sapeva che il mondo lo stava guardando, anzi forse da ora doveva pensare  "i mondi".

La liturgia del momento era stata studiata a tavolino: nelle piazze di tutto il mondo la gente era accalcata attorno a maxi-schermi per seguire l'evento in diretta con loro.
La discesa era stata ad ogni modo pianificata durante la prima serata della costa orientale americana per ottenere il massimo share in patria.

"Aquila due è atterrata!" e nella sua testa poté solo immaginare il boato nelle piazze e nei salotti di chi aveva deciso di seguire l'evento nel privato della propria casa. E non si sbagliò.

Certo che piazze come Times Square a New York o il Millenium Park di Chicago erano più popolate al momento delle piazze europee o asiatiche, dove il rimbombo della folla era meno forte e la partecipazione patriottica all'evento era meno sentita, ma l'applauso di sollievo ci fu effettivamente ovunque.

Nonostante i nuovi comunicatori ad entaglemement quantistico trasmettessero i dati istantaneamente alla terra la diretta era comunque ritardata dei canonici 5 secondi, in caso...


Connoly rivolto agli altri chiese: "Pronti all'apertura?"
"Lynch, affermativo!"
"Lesterson, affermativo!"
"Pedrelli, affermativo!"
Risposero gli altri astronauti.
"Aprtura!" Sentenziò Connolly.

La scaletta toccò il terreno, Connoly cominciò a discenderla e prima dell'ultimo gradino disse:

"Un altro piccolo passo per un uomo, un altro balzo da gigante per l'umanità!"

Stavolta la gravità marziana non permetteva i salti incredibili di Armstrong ed Aldrin sulla luna, ma era comunque divertente spiccare qualche balzo, specialmente vista la fatica fatta di vivere a bassa gravità per parecchi mesi sulla Lindbergh durante l'avvicinamento.

"Rapporto operativo numero 723. Tutto come previsto, Houston! Procediamo con la bandiera!"

Connoly scavò un piccolo buco dove incuneò il basamento della bandiera. Pedrelli manovrava la telecamera. Lynch srotolò la bandiera stelle e strisce e la mise sull'asta. Stavolta il vento c'era e l'astina non serviva per rendere il momento più lirico. Infine la porse al suo comandante.

"Io, Colonnello Vernon Connoly, prendo possesso di questo pianeta nel nome degli Stati Uniti d'America!" Ed infilò con forza la bandiera nel basamento.

Solo che la bandiera non colpì il basamento ma l'asfalto. Connoly restò un attimo interdetto, guardò Pedretti che in realtà non lo stava più inquadrando ma si guardava attorno: dietro a lui, su un maxi schermo,  le stesse immagini che stava girando con un ritardo di 5 secondi.

Connoly era nel centro della piazza Piazza Rossa a Mosca semivuota con la bandiera americana in mano. Su un palco, sotto il maxi-schermo il presidente della confederazione russa lo stava guardando con gli occhi sgranati. Regnava un silenzio innaturale che durò alcuni secondi.

"Anche se è la Piazza Rossa come Marte, Connoly, spero che questo non significhi che avete preso possesso della Russia!" disse il presidente russo prima di scoppiare a ridere, seguito da tutti i suoi concittadini,  che si ripresero dallo shock con quella battuta.

"Houston! Qui Colonnello Connoly! Che succede?!?! TOM, CHE CAZZO SUCCEDE?!?!" Chiese Connoly fra il rabbioso e il terrorizzato.

"Qui Houston, Vernon! Col cazzo che ne so qualcosa!" Gli rispose il comando missione nel medesimo tono.
"Avete contatti con il Lindbergh? Marjia che dice?"
"Marija è qui davanti a me con tutto il resto dell'equipaggio! A parte un po' di mal da gravità stanno bene!"

"Come sarebbe a dire che Marjia è lì? E come cazzo ci è arrivata?" Sbraitò Connoly.

"Vernon, sei tu quello a Mosca e vieni a chiedere a me come LEI sia arrivata qui? Che risposta vuoi da me? Comunque come per te: è apparsa all'improvviso!"

Poi Tom Lugansk, il comandante di missione a Houston, chiese ai suoi sottoposti notizie del Lindbergh.

"E' ancora in orbita attorno a Marte, signore!" rispose uno dei suoi operatori.

"Riusciamo ad avere una telemetria dei sistemi sullo schermo centrale? Vediamo di capirci qualcosa!" Disse Lugansk.

"Signore..." lo interruppe il suo sottoposto "... rilevato intruso a bordo! Le telecamere interne sono state disattivate! Messaggio scritto in arrivo direttamente dalla master console del Lindbergh!"

Poi l'operatore fece una pausa. Si voltò verso Lugansk con espressione sbigottita:
"Signore..."
Lugansk ordinò:"Sullo schermo, tenente! Lo mandi sullo schermo!"

E sullo schermo principale apparvero le seguenti parole:

"Non rubare! Quante volte dovremo ripetervelo?"

lunedì 16 marzo 2015

Il writer

Il giovane si stava incamminando per le strade del centro: la serata era finita e si trovava in quel lasso di tempo in cui non c'è un'anima in strada.
Mentre tornava verso casa scelse delle strade secondarie del centro storico, veri e propri angiporti fra  case ristrutturate da poco. Sentiva solo il rumore dei suoi passi e quello dell'illuminazione.
Ad un tratto, girando un angolo, si trovò davanti una parete bianca tinteggiata di fresco.

La parete gli sembrò una gigantesca tela ancora intonsa: un insperato colpo di fortuna.

Si guardò attorno con circospezione cercando la presenza di altre persone e poi, rapidamente, estrasse dallo zaino una bomboletta di vernice spray.
Il ragazzo scrisse il tag della sua crew, ma poi, riguardandolo,  gli sembrò poca cosa: un'intera parete bianca e un così piccolo tag!
Avrebbe voluto rimangiarselo. Avrebbe voluto che, avvicinando ancora la bomboletta al muro, il flusso di ciò che aveva appena fatto avesse percorso il senso inverso per poi poterlo ripetere in forma migliore; ed incredibilmente la bomboletta cominciò a risucchiare via la vernice dal muro.

Era troppo stanco per chiedersi la meccanica di quello che stava accadendo, ma in pochi secondi la parete tornò ad essere completamente bianca.

"Un tramonto!" Pensò poi.

"Vorrei riprodurre qui il tramonto che ho appena visto! Quella luce! Quei colori!"

Ma aveva solo una bomboletta di vernice nera; una stupida bomboletta di vernice nera.

"Qui servirebbe l'arancione, per esempio!"
E ricominciò a premere sulla stupida bomboletta del nero. Ma stavolta, incredibilmente, cominciò a produrre un flusso di vernice arancione.

Sorrise in preda ad un'estasi artistica: quello che lui stava immaginando si stava materializzando su quella parete: sfumature di arancione! Riflessi dorati! Il mare che sembrava uno specchio argenteo quando non fosse dorato!

Ora dalla bomboletta uscivano mille colori, esattamente come li stava immaginando.

Era il capolavoro della sua vita! Era quasi una fotografia! Ci mise nuovamente il suo tag, ma meno vistoso stavolta.

Ad un tratto il pensiero che un altro writer senza talento avrebbe potuto scarabocchiarci sopra il suo di tag gli mise addosso una strana ansia e una piccola rabbia.

Fece un passo indietro; si sedette  e si mise a rimirare estasiato il suo capolavoro.

E proprio lì a terra lo trovarono i poliziotti della guardia cittadina di ronda.

Osservarono il ragazzo.
Osservarono il muro.
Poi uno dei due esclamò:
"Mio Dio! Guarda lì!" Indicando la parete.
"Guarda quegli schizzi di sangue! Doveva essere lontano non più di un metro quando gli hanno conficcato la picozza nella testa!"

"Stava 'disegnando': vedi... questo è il suo tag, l'ho già visto su altri muri. Non l'ha finito! Non ha fatto in tempo!" Disse il suo collega.

"Chiunque sia stato gli ha usato una violenza inaudita! Balordi? Drogati?"

"No, guarda la fattura della picozza: questa è roba da rocciatori! Te lo dico io, questi è un rocciatore residente in questa strada esasperato dall'ennesimo writer! Vedrai che troveranno facilmente il colpevole!"

 Poi si rivolse verso il cadavere:

"Morire per una scritta sul muro! Che sfiga! Ne valeva la pena, ragazzo?"
Poi corrugò lo sguardo: osservandolo meglio si accorse che stava sorridendo.

sabato 14 marzo 2015

La stampante 3D

La giornata era calda e soleggiata.

"Spero che il succo d'arancia sia di vostro gradimento!" disse la gentile hostess agli ospiti.

"E' Fantastico, signorina Aurora!" Rispose il membro più anziano dello sparuto gruppo.

"La ringrazio: l'aranceto da cui ci riforniamo è una coltivazione biologica della zona. Nonostante noi si sia una ditta all'avanguardia nel settore della tecnologia ciò non vuol dire che non ci si possa trattare bene sotto questo punto. Insomma, meglio il sapore di questo che uno squallido succo in tetrapak, no?" Aggiunse lei sorridendo.

"Assolutamente d'accordo!" Stavolta rispose il ben più giovane giornalista Flavio Fantoni.

La ragazza aveva fatto colpo: il Dottor Lorenzetti non potè non notarlo e abbozzò un sorriso divertito. Aurora, la loro ospite, come avesse colto quel suo pensiero gli restituì un sorriso di complicità.

"Finalmente! E' arrivato il direttore!" Aurora interruppe quel siparietto.

"Dottor Lorenzetti, che onore incontrarla!" Si produsse il nuovo arrivato in una vigorosa stretta di mano.
"Direttor' Lovisato! L'onore è mio!" Rispose Lorenzetti.
"Quello che promettete di fare in questa ditta è semplicemente stupendo! Rivoluzionario!"

"E piuttosto lucrativo!" aggiunse Silvio Lampreda, imprenditore rampante.

"Vi prego, chiamatemi Rosario!" Disse Lovisato, che contiunò dicendo:

"Troverete la visita alla nostra fabbrica interessante se voleste... se voleste..."

S'interruppe Lovisato per un colpo di tosse.

"Scusate, sono stato poco bene ultimamente. Conoscete un bravo medico?" e si rivolse verso Lorenzetti con un sorriso sardonico.

Scoppiarono tutti a ridere.

"Dicevo... se voleste seguirmi!"

Uscirono dagli uffici ed iniziarono il giro attraverso la fabbrica; una rapida occhiata ai vari settori con operai intenti ai più disparati lavori, finché giunsero in una zona più isolata.

"Qui dietro si cela quello che siete venuti a vedere: la stampante!"

Entrarono e si trovarono difronte ad una stampante 3D dalla foggia particolare: non un banale cubo di plastica dall'aspetto modaiolo, quanto un mini laboratorio nel quale confluivano da diversi tubi fluidi di varia densità che venivano prelevati in voluminose contenitori retrostanti.

"Ci siamo signori! Qui  produciamo pezzi di ricambio per il corpo umano!
Questa meravigliosa macchina può creare pezzi per sostituire un cuore malato, un polmone malandato, un dito mancante..."

Lorenzetti con gli occhi lucidi dall'emozione chiese: "e il problema del rigetto?"

"E' stata la prima delle nostre preoccupazioni: ci basta una minima traccia di D.N.A. del destinatario e possiamo costruire copia di un organo privo del problema."

"Pazzesco! Pazzesco! L'avete già testato?" incalzò Lorenzetti eccitato come un bambino in un negozio di giocattoli con la possibilità di comprare tutto.

"Lei conosce il dottor Tarafino?"

"Sì, certo! E'uno dei più stimati epatologi della zona."

"Beh, se la nostra Aurora è ancora insieme a noi oggi..."

Tutti si voltarono verso di lei con sguardo sorpreso.

Lei arrossì e disse:
"Devo letteralmente la vita a questa azienda!"

Tutti applaudirono.

"E quanto costa, quanto vi fate pagare?" Interruppe pragmaticamente Lampreda.


 "Per ora abbiamo ricevuto solo sovvenzioni statali, ma credo che il listino prezzi sia qualcosa che lasceremo decidere volentieri ai nostri finanziatori privati!" rispose Lovisato.

Stavolta a non nascondere la propria eccitazione fu il Lampreda.

Tutti discussero di possibilità di espansione, di vendite, di come la vita umana si sarebbe allungata negli anni avvenire. Tutto registrato da Fantoni, che nonostante tutto appariva distratto.
Mentre si accomiatavano infatti fece la sua mossa con Aurora:"Mi piacerebbe rivederti!"

Aurora arrossì, sorrise  e timidamente rispose: "Anche a me!"

"Ti va bene se passo venerdì a prenderti? Qui quando finisci?"

"Va bene! Passa qui venerdì per le 18.30!"

E stavolta a sorridere fu Flavio.

Le automobili con cui erano giunti ripartirono alla spicciolata e restarono solo Aurora e Rosario a fissarli andare via. Si fecero subitaneamente seri e Rosario disse:

"Quindi non se n'è accorto?"

"No! Direi che il test ha funzionato! Devo prendere il suo D.N.A. venerdì?" chiese algida Aurora.

"Affermativo! Ha un'ottima struttura fisica: ci servono più matrici possibili per variare la produzione in serie: ad ogni modo ho il sudore di Lorenzetti sulla mia mano... XK24!"

Un operaio accorse con una lancia termica, gli tranciò la mano e la portò immediatamente in laboratorio.

"Non c'era un metodo più indolore?" Chiese Aurora.

"Ricrescerà!" Rispose lui impassibile.

Poi rivolto ad un altro operaio disse.

"XK12  stampane immediatamente altri 1000 esemplari completi!"

lunedì 2 marzo 2015

Il netturbino

Se me lo chiedete, essere l'unico netturbino di Trieste non è un brutto lavoro; forse lo era una volta.

Mi aggiro per strade e stradine con l'unità di nettezza urbana tuttofare e quando ravviso sporcizia intervengo: do l'ordine appropriato di pulizia e l'unità esegue.

E'un piccolo mezzo a due posti, completamente elettrico ma tanto non deve immagazzinare immondizie ma solo spostarle: da quando era stata introdotta la raccolta al plasma tutto ciò che veniva gettato nel cassonetto veniva scomposto istantaneamente nei suoi componenti chimici; trasportato a quello che una volta era l'inceneritore; meticolosamente stoccato; rivenduto alle aziende chimiche.

Tutti ci guadagnavano: i cittadini erano esentati dal pagamento della tassa rifiuti (perché pagare un sistema che generava profitti?)

Certo capitava ancora che qualcuno abbandonasse spazzatura in giro,  che qualche "writer" si arrischiasse a scrivere qualcosa, qualche albero perdesse le foglie, specie in autunno.

Così capitò che inventarono l'unita di nettezza urbana tuttofare: riciclarono noi netturbini "da strada" e ci insegnarono ad usare questo gioiello.

Se qualcuno abbandonava un sacchetto o qualche lattina arrivavamo noi: comando "recupera" e le braccia meccaniche recuperavano il sacchetto buttandolo nel collettore al plasma più vicino.

"Writers"? Se qualcuno, nonostante le multe e il carcere, nonostante le telecamere di sorveglianza, trovava il modo di scrivere arrivavamo noi: comando "ripristina" e una serie di getti di sverniciatori e riverniciatori entrava in azione. Non si sarebbe potuto capire dove fosse stata la scritta prima. Riuscivamo anche a risarcire danni fisici alle strutture.

Per gli alberi, beh, quella è un'altra storia, ma in sostanza dove c'erano foglie morte: comando "compatta e recupera" e stessa sorte dell'immondizia.

Ma oramai siamo in un circolo virtuoso, per così dire: nessuno abbandona più nulla in strada e  nessun "writer" si prende il rischio di venire in città, sapendo che tutta la gloria durerebbe pochi minuti con moltissimo pericolo.

Mi accingo a scendere per via Tigor e da sopra via Ciamician mi si staglia dinanzi "l'aurora dalle dita rosee". Mica perché uno fa il netturbino vuol dire che non abbia una cultura: il lavoro mi lascia un sacco di tempo libero per continuare a studiare: il mezzo fa tutto da solo.

Ma stamattina mi va di guidare: disattivo il pilota automatico e scendo lungo via Tigor. Sono da solo in strada e la luce dell'alba rende i palazzi dai vari stili più splendidi del solito. Lo capisco bene l'unico business.

Sto rimirando una volta di più chiese e case ed è per questo che  in Piazza Hortis a momenti la investo: è ferma in mezzo alla strada ed è vestita di bianco.

Deve essersi spaventata anche lei perché ha lo sguardo sorpreso da quello che intuisco sotto la maschera antigas.

La indosso anch'io e scendo dal mezzo. Non sono bravo con le persone, men che meno con quelle di sesso femminile:

"Ciao! Tutto bene?" Le urlo.

Lei corruga lo sguardo. Non ha capito.

"English?" Le chiedo.

Stavolta la vedo sorridere, ma scuote la testa come dire no.

Ma resto sempre un italiano e quindi a gesti le faccio motto di entrare e lei, continuando a sorridere entra.

Una volta chiuse le portiere ci togliamo le maschere e lo noto solo adesso: è senza capelli e molto magra. Resta comunque una ragazza bellissima.

Ora leggo un velo di tristezza nel suo sorriso.

In un accento non intellegibile pronuncia: "Unità!"

"Ed Unità sia!" Rispondo io.

Anche facendo il giro largo, più panoramico possibile il viaggio dura pochi minuti per arrivare in Piazza Unità. Mi guarda con sguardo di gratitudine, le do un bacio fraterno sulla fronte.

Lei pronuncia qualcosa in una lingua che non capisco, ma dal tono dev'essere una domanda.
E'una richiesta. Fa cenno con la testa di uscire.
Capisco ed annuisco.
Ci mettiamo le maschere. Lei scende e guarda il mare, verso Barcola. Lo spettacolo è meraviglioso.
La città è un gioiello. Mi guarda e si toglie la maschera: per un istante la invidio, lei per un potrà godersi tutto coi suoi occhi senza nessuna vetrata ad ostacolo.

Poco alla volta l'aria malata di Trieste fa il suo compito: le toglie l'ossigeno e si addormenta, dolcemente, per sempre, nelle mie braccia.

Per quanto mi capiti spesso questo pietoso compito e di cadaveri dalle strade ne abbia rimossi parecchi negli anni addietro mi fa sempre un certo effetto, e la visiera della maschera mi si appanna.
Rientro sul mezzo e segnalo alla centrale operativa un codice "10C4" facile ed all'aperto.

Una volta ricevuta l'autorizzazione a procedere imposto il comando "tumula", che è oscenamente simile a "compatta e recupera". Di lei sparisce ogni traccia in pochi istanti.

L'unico business: "Trieste: la città nell'ambra". L'oramai disabitata Trieste deve tornare incontaminata dai segni della presenza umana per i turisti che la scruteranno dai loro comodi autobus panoramici in atmosfera protetta, per gli storici e per turisti avventurosi in maschera antigas che ne studieranno l'architettura e per quelli che chiamiamo "fantasmi", che vengono qui a riempirsi gli occhi di bellezza un'ultima volta.

Vivere qui oramai è impossibile, non ci venite: un errore nel chiudere la tuta, il filtro della maschera esaurito e verrò a prendervi per un "10C4". In quel caso fatemi il favore di farvi trovare in strada.

giovedì 26 febbraio 2015

L'alba del drone



Base aerea di Sigonella - ore 2.50 Zulu Time

Il colonello Mc Masters ricevette luce verde per l'operazione "Leptis Magna" dal pentagono. Guardò i capitani Favretti e Clark e disse:

"Signori! Conoscete i vostri ordini! In libertà!"
"Signorsì!" risposero seri i due capitani che si recarono rapidamente in sala briefing dove stavano attendendo i piloti.

Favretti prese la parola: 
"Molto bene, signori! Oggi colpiremo veramente duro i guerriglieri nelle loro basi: utilizzeremo il più grande dispiegamento di droni militari della storia.
Da quando poi quei bastardi hanno una forza di reazione aerea abbiamo dovuto mettere in servizio a fianco dei 'Predator' i nuovi 'Iron Eagle' in loro supporto!
Tutte le operazioni di pilotaggio saranno svolte da Delta Golf in remoto!
La mia unità a Sierra India fornirà il supporto logistico, ovvero faremo loro benzina, li riarmeremo e  daremo loro un posto dove posarsi!
Il parabrezza non servirà pulirglielo, credo!"

I piloti risero.
"La parola al vostro capitano!"
Clark si fece avanti:
"Noi invece stiamo a guardare le scatolette volanti e interveniamo se qualcuna s'inchioda! Ai vostri posti! Si comincia a alle 3.30 Zulu!"

Delta Golf  - ore 3.20 Zulu Time - Centrale Operativa

Le voci degli operatori di collegamento risuonavano concitate. Vigile il Colonnello Taft ascoltava i raporti dai propri uomini:

"Da Sierra India fanno sapere che sono pronti!
 Squadriglia Alfa, in posizione!
Beta in stand by!
Charlie in stand by!
Delta in stand by!"

"Da Ike fanno sapere che   'Mano' e 'Spada' sono pronte!" disse un altro operatore.

"T -9... 8...7...6...5...4...3...2...1..."

Taft, glaciale, disse:
"Iniziamo operazione 'Leptis Magna', decollo!"

Tutti gli operatori di drone cominciarono a muovere le mani sulle loro console: in pochi minuti i droni erano in volo verso Bengasi: rendez-vouz fra i gruppi in 10 minuti.

"Il sottoscala" - Punto imprecisato del mondo - ore 3.30 Zulu Time

"Signore! Sono in volo!"
Razor si avvicinò a Loop con faccia abbastanza tesa
"Vedo! Grazie!"
"Ordini?"
"Stiamo a guardare per ora"

"La scatola" - Punto imprecisato del mondo ore 3.35 Zulu Time

"Bin Salim! Vieni qui, presto!" disse il giovane piuttosto trafelato.
"Cosa c'è, Ramadan?" disse
"Come interpreti questi dati?"
Salim sgranò gli occhi. 
"Sono... droni? Ma sono troppi! Non è possibile!!!"
"I dati sono dati, Salim!"
"Allora ci siamo! Questa è la volta buona! Stavolta la pagheranno salata, svegliamo il resto della squadra! Saranno qui presto!"

Delta Golf - ore 3.40

"Tutto procede perfettamente, colonnello Taft! E.T.A. al bersaglio 15 minuti!"

Lo interruppe l'operatore radar:
"TALLY HO! Contatti aerei nemici in rotta di intercettazione: due MiG 21 rotta 345!"

Taft si voltò verso un gruppo di 4 operatori di drone e disse :
"Spada, intercettare banditi!"
"Roger!" rispose il loro capo.

I loro 4 droni si staccarono dal gruppo volando in direzione dei MiG.

"Bersaglio inquadrato! Fox 3!" Urlò 'Spada 1'
"Fox 3! Fox 3!" Ripeterono gli altri membri della sua unità.


In breve lo schermo tattico si riempì di missili 'amici'.

"La scatola" - ore 3.46

"Hai visto questo segnale? E questo?
Questi sono loro... qui hanno virato... qui hanno lanciato!" disse Salim con una calma innaturale.
"Ci proviamo anche noi?" Chiese impaziente Ramadan.
"Aspetta! Voglio esserne sicuro!  Solo qualche dato in più..."

Delta Golf - ore 3.48

"Vampiri! Vampiri! Missili in arrivo da 345!" Urlò l'operatore radar.
"Manovre evasive!" Rispose seccamente Taft.

"Roger!" Rispose il caposquadra di Spada prima di cominciare a lavorare con concitazione sui comandi.

Dopo alcuni secondi l'operatore Radar comincio:

"Spada 1 è colpito!
Bandito 1 abbattuto!
Bandito 2... COLPITO!
Bandito 2 si ritira!"

Un urlo di felicità riempì la sala.
Taft abbozzò un mezzo sorriso di soddisfazione "così imparate a provarci!" Pensò.


"La scatola" - ore 3.52

"Tutto chiaro, hai visto questo prima di sparire che segnali ha mandato?"
"Le chiavi sono violate! Abbiamo i segnali in chiaro: proviamoci!"
"Sì! Attiva Zombie!"

Delta Golf - ore 3.54

"Signore! Qui spada 3! Ho perso i comandi!" disse l'operatore con un tono spaventato.
"Cosa?!?" Disse Taft.
"Spada 2: anch'io!
"Spada 4: anch'io! Signore, che succede?"
Taft sudò freddo: il pensiero che 3 droni 'Iron Eagle' pesantemente armati potessero non rispondere ai comandi era piuttosto spaventoso.
"Resettare le routine di comando! Passare a secondario!"
"Negativo signore! Spada 2 rifiuta il comando!"
"Ma cosa sta succedendo?" pensò Taft.

"La scatola" - ore 3.59

Le grida di felicità non si erano ancora calmate che presto un operativo gridò:
"Guardateli! Provano a staccare la spina!"
"Ci abbiamo messo mesi ad infiltrare i loro sistemi, col cazzo che ci riusciranno in 5 minuti! Cominciamo ad attirare la loro attenzione: abbattete un paio di predator!" Disse Salim.

"Sì!" urlarono tutti i presenti con convinzione.

Delta Golf  - ore 4.01

"Squadriglie Alfa, Bravo, Chalie e Delta, Disperdersi!
Identifichiamo 'Spada' come banditi!
Mano, abbattetere Spada!"
Urlò Taft con una malcelata concitazione nella voce. Ma nessuno di 'Mano' gli rispose.
Si voltò a cercarli nella sala e li trovò con lo sguardo  sgomento a fissarlo.
Taft abbassò la testa in segno di sconforto e grugnì:
"Identifichiamo anche 'Mano' come banditi! Siamo senza copertura area! Predator: ritirarisi!"
Tutti gli operatori di drone Predator cominciarono la manovra mentre Chalie 2, che era impegnato a disingaggiarsi dal combattimento con Spada 3 veniva abbattuto.

"Segnalate a Sierra India di far partire gli F16! Non lascerò che dei velivoli carichi di Phoenix ostili girino impunemente nello spazio di un paese alleato!"

"La scatola" - ore 4.05

"Ce li abbiamo, Bin Shaib, quello che cercava di di scappare ci ha fornito tutti il necessario!"
"Prendiamoglieli tutti!"

Base Aerea di Sigonella (Sierra India) 4.15

L'allarme generale risuonava mentre tutti gli  F-16 disponibili partivano ad intercettare quella che era appena diventata la più grande forza di assalto ostile che stava solcando di cieli d'Italia dalla fine della seconda guerra mondiale.
"Condor 1, qui Condor 2. Stiamo andando contro a roba armata coi Phoenix!"
"Non farmici pensare, ti prego!"
"Vampiri! Vampiri! Contatti multipli!" Lo interruppe Condor 3.
"Quanta merda in arrivo!" pensò il capitano Clark.

"La scatola" - ore 4.18

"E quando avremo abbattuto quelli attaccheremo qui!" E Bin Shaib indicò Lampedusa.
"Come va la nostra connessione? Regge?"
"E'un po' sotto stress ma va va! Va benissimo!" Rispose Rahim.

"Il sottoscala" - ore 4.23

"La fonte del segnale è quella al  99,31%!" disse Razor.
"Attiva 'Jack In The Box'!" rispose Loop.
"Fatto! Il segnale ci metterà 13 secondi a risalire alla loro origine!" dsse Razor con sguardo assente.


"La scatola"  - 13 secondi dopo.


Stavano tutti festeggiando il successo dell'operazione di intrusione quando tutte le schede madri dei loro computer cominciarono ad emettere un beep prolungato.
Superato il terzo secondo il componente X27, apparentemente funzionale al BIOS, ma in realtà pieno di un efficacissimo esplosivo, si attivò producendo una potentissima deflagrazione che sprigionò schegge letali per tutta la stanza: calcolando che poi i computer presenti erano circa una ventina poco ci mancò che crollasse l'intero edificio.

Delta Golf - un microsecondo dopo.

"Signore! Ho di nuovo i comandi!" Urlò Spada 2 con una certa eccitazione.
"ALLORA DISINGAGGI IMMEDIATAMENTE CONDOR 4! Ne hanno già abbattuti 6 dei nostri!!!"
"Roger!"
"Signore!" si inserì Charlie 1 nella conversazione.

"Anche noi delle squadriglie Predator abbiamo nuovamente il controllo!
 Riprendiamo la missione?"

Taft stava per dare l'ordine affermativo ma ricevette una telefonata del suo comandante, il generale Stroman,  sulla linea protetta:

"Colonnello Taft, rientri alla base! L' operazione 'Leptis Magna' è annullata!"
"Signorsì!" rispose perplesso.
"Ma un ordine è un ordine" Pensò.

Taft si rivolse ai suoi operatori:
"Rientrate alla base!"


"Divina Intelligentia"- punto imprecisato del Pentagono.

Il generale Stroman aveva appena chiuso la telefonata con Taft.
Il suo aiutante disse:
" 'Il sottoscala' conferma che l'operazione 'mano rossa' è perfettamente riuscita!
La cellula di Hacker che aveva contaminato i nostri sistemi è stata identificata e neutralizzata!
Abbiamo perso sei F-16, tre 'Iron Eagle' ed un Predator!"

"Meglio del previsto! Ottimo lavoro!" sentenziò soddisfatto.

mercoledì 25 febbraio 2015

Chiamate il 112!!! (Racconto)

"Pronto 112?!? AIUTO!" esordì la telefonata una voce trafelata.

"Si calmi signora e ci dica che cosa sta succedendo!"

"C'è uno sconosciuto alla porta! Sta cercando di forzarla! Urla! E'fuori controllo!"

"Non si preoccupi signora, mi dica innanzitutto l'indirizzo a cui si sta verificando l'effrazione!"

"Via della Marna 15, vi prego fate presto! Mio Dio, sento i colpi di qualcosa, si fanno violenti!"

"Si calmi, ora mi dica il suo codice fiscale!"

"Come prego?!?! AIUTO!"

"Il suo codice fiscale signora. Mi serve per conoscere il suo voto."

"Oh... Ma... Al Diavolo! Mi lasci cercare nella borsetta..."

Ed intanto in sottofondo il clamore del portone che strenuamente resisteva ai colpi del folle aumentavano di intensità.

"Eccolo... Trovato...MRTLSE96B44L424S!"

"Ok... un controllo... eccola qui, signora Martini! Ancora un attimo... Ohi! C'è un problema!"

"Lo so bene! Sta cercando di sfondare la porta di casa!"

"No, intendo, c'è un problema con la difesa da parte della polizia: lei non è coperta dal servizio!
Dopo la riforma della costituzione del 2043 lo stato non è più responsabile della difesa di tutti i cittadini ma solo di coloro che abbiano votato un partito che prevedesse nei propri programmi la spesa per la difesa adeguata.
Lei signora non ha votato il partito giusto, quindi o ha integrato con una copertura privata o convenzionata o noi non possiamo intervenire, mi dispiace!"

"Guardi, io non è che abbia votato il partito questo o quello, io non ho proprio votato!"

"UUUHhh... questo sì che è un bel problema: vede, per la privacy io non posso vedere che partito abbia lei votato, ma vedo solo le conseguenze del suo voto!
Lei quindi non ha la minima copertura su nessun servizio pubblico!
Lei non versa nulla in tasse, presumo!"

"Mi sembrava un'ottima idea.Sa il nuovo modello di olophone costava 3000€... erano giuste giuste le tasse che ci risparmiavo..."

"Lecito! Ma ora io devo terminare questa conversazione o potremmo togliere priorità a chi una copertura ce l'ha... buona giornat..."

"ASPETTI! Ascolti!
Forse io una copertura integrativa convenzionata ce l'ho...
Qui...
Leggo dal catalogo della spesa della CoopEsselunga 'con 1000 punti spesa copertura di pronto intervento convenzionata'. Io 1000 punti dovrei averceli!!!"

"Capisco, ma se non risulta a terminale non posso inoltrare la chiamata..."

"Attenda in linea! Qui c'è scritto che per attivarla devo chiamare il contact center: può attendere in linea?"

"No signora! Richiami quando l'ha fatto!" E l'operatrice chiuse la telefonata bruscamente.

La porta d'ingresso stava ormai cedendo.

"Buongiorno, qui è il contact center della CoopEsselunga, sono Flavio in che cosa posso essere utile?"

"Devo attivare, con una discreta urgenza, la vostra copertura di pronto intervento convenzionata..."

"Ma certo signora! Il suo numero socio prego?"

"La tessera, mi lasci cercare nella borsetta... eccola! 569993623"

"...23.... Eccola qui, buongiorno signora Martini, il suo saldo è di ... mi scusi non riesco a sentirla bene con questo frastuono in sottofondo! Può abbassare la TV?"

"Non è la TV, è... lasci perdere, mi sposto di stanza... per quella copertura, allora?"

"Con 1490 punti può attivare solo la copertura da 1000. Peccato con 10 punti in più aveva anche quella da 1500 con la polizia."

"Come sarebbe a dire che non c'è la polizia?!?"

"No, solo pompieri. E nemmeno su tutto. Gli eventi coperti sono:
  • Incendio domestico
  • Recupero animali domestici intrappolati
  • Rimozione grondaie pericolose
  • Esplosione da bombola o caldaia"
 "Ma... Ma..."

"Vuole che gliel' attivi comunque?"

Ci pensò su un po' e rispose:

"Sì! La prego!"

"Sarà attiva quando i dati saranno trasmessi al centro operativo delle forze dell'Ordine"

"Più o meno tra quanto?"

"Questione di minuti: oramai va su tutto istantaneamente... Ci siamo!"

"La ringrazio, ora devo fare una telefonata..."

Sentiva ormai che il malintenzionato era entrato in casa. Si barricò nel bagno e chiamò i pompieri

"Pompieri! Dica?"

"Potreste venire al più presto in via della Marna 15?
Ho dei gattini bloccati in bagno che non riescono uscire!
Interno 25!"

"Lei é?"

"Codice fiscale MRTLSE96B44L424S"

"Le mando subito l'autoscala, signora Martini!"

venerdì 20 febbraio 2015

La mia prima volta al "lapartita"

Sono molto contento. Oggi è la mia prima volta allo stadio: ho compiuto 14 anni e sono ufficialmente un membro produttivo del collettivo.

Non è stato facile entrare: in settima classe ero un po' troppo mingherlino, ma grazie alle cure di Walter che mi ha fatto scoprire il "Takundo" ho potuto dimostrare la mia utilità.

L'esame per entrare nel collettivo è stato facile: conoscenza dei cori di base, delle coreografie ed ovviamente una serie di incontri di lotta in cui dimostrare il proprio valore.

Mi è costato un occhio, ma anche quando sconfitto non mi sono arreso. Ed è questo spirito guerriero che serve al collettivo.

Sarei potuto entrare prima, ma dovevo guarire.

Comunque oggi sono pronto. Walter è venuto a prendermi a casa: lui è il mio mentore e il mio caposquadra.

Lui è talmente forte che nemmeno i miei si mettono contro a lui.

La mia mamma mi ha salutato con uno sguardo triste; come vorrei che lei potesse capire la mia fede, i miei ideali. Come la mamma di Walter: lei sì che è fiera del suo figlio: diciannove anni, uno dei veterani della curva grosso e una grande conoscenza del gioco.

Lei non sarà un membro del collettivo, ma aveva sposato uno. Ora fa parte degli abbonati alla gradinata, ma c'era un tempo in cui anche lei militava in curva, soffriva come noi, lottava come noi. No! Meglio "come credo facciamo noi".
Mio padre mi portava allo stadio a guardare lapartita, ma non aveva mai avuto lo stesso trasporto come i ragazzi della curva: io sapevo che volevo essere parte del collettivo.

Ci raduniamo fuori lo stadio nella piazzetta davanti. 

Parla Enrico, il capo, col suo megafono.

"Oggi siamo contro i nostri rivali giurati. Ognuno sa cosa fare! Attraversiamo i tornelli!"

Dall'altra parte dei tornelli agenti della polizia ci perquisiscono uno ad uno: devono garantire l'ordine e  l'ordine è "nessun coltello, nessun'arma da fuoco".

Entriamo uno a uno e prendiamo posto in curva. Ho la mia posizione: io sono nel settore di destra in alto: giochiamo in casa e dobbiamo entrare noi per primi.

Solo quando siamo al completo cominciamo a cantare e a provare qualche coreografia complessa. Cantiamo al ritmo dei tamburi. La gente in gradinata applaude.

Entrano loro, gli sporchi avversari.

Fischi.

Loro ci insultano, noi ci carichiamo ancora di più. Scoppiano le bombe carta. La tensione è alle stelle. La gente urla. Sono saltate le coreografie.


I megafoni dello stadio echeggiano "Signori e signore, benvenuti a lapartita. Si comincia fra 5...4...3...2...1..."

La cancellata davanti alla curva si abbassa di colpo e si abbassa la loro.

Le prime file scattano avanti, intanto i grossi circondano Enrico a proteggerlo: se cade lui vincono loro. Io mi attacco a Walter, il mio caposquadra, e agito il mio bastone.

Non ricordo bene la storia ma una volta qui si praticava un altro sport chiamato, credo, calzo. Ma poi fu abolito perché "lapartita" era molto più divertente, con più spettatori e le olotivvù commerciali pagavano di più.

Corro sull'erba e sulle numerose placche ricordo dei grandi campioni di questo sport. Corro sulla placca del grande Giacomo Fantini "2024-2047: capo per due stagioni, 36 vittorie"

Tutto è talmente veloce che non mi rendo nemmeno conto che siamo oramai a contatto con una squadra delle loro e metto subito a bersaglio uno della mia stazza: lo colpisco col bastone con tutta la forza che ho.

Dev'essere anche per lui la sua prima lapartita perché è così sorpreso che non accenna nemmeno a parare. Il rumore è talmente forte che lo sento nonostante tutto il frastuono: devo averlo ammazzato.

Sono talmente eccitato dalla cosa che nemmeno mi accorgo del suo caposquadra che mi colpisce con un pugno alla tempia. Ho sbagliato a staccarmi dalla mia  squadra, ora Walter non potrà coprirmi.

Quattro di loro si mettono a scatola intorno a me mentre chi mi ha colpito per primo vendica la morte del suo compagno a cazzotti: non fossero sporchi nemici direi che sono bravi con la loro strategia. Peccato non poterla vedere alla moviola stanotte.

"Che bello questo sport!" è il mio ultimo pensiero.

sabato 7 febbraio 2015

Pagina di ambiguazione Moreno Evangelista Torricelli

Questa è una pagina di ambiguazione; se sei giunto qui cliccando un collegamento a cazzo non puoi più tornare indietro, mai più. Questa voce è confusa e confondente e non deve far ridere. No Non deve.




Moreno Evangelista Torricelli fu uno scienziato Italiano membro della Juventus F.C. e della nazionale scienziati Italiana di calcio, nato a Roma sull'erba il 23-01 del 1608.
Di lui si ricordano le scoperte in campo scientifico sulla pressione atmosferica che la difesa deve esercitare sull'attacco avversario, specialmente durante la calata dei Lanzichenecchi dell Ajax a Roma durante la finale di Champions League del 1995-1996.
Morì calcisticamente e moralmente a Firenze per depressione post scudettum. In suo onore esiste l'unità di misura Tor, ma non se la incula mai nessuno perché gli si preferiscono i Pascal venduti ad etto.

venerdì 9 gennaio 2015

Pioppi 1

Oggi Gassati

Humor nero Ferriera

L'agenzia promozione turistica triestina presenta la novità dell'anno 2015: fumenti gratis a cielo aperto.

Perché guidare fino alla Sulfurea Sirmione e pagare per inspirarne l'acqua dai taumaturgici vapori quando a Trieste la riapertura del ciclo a caldo della Ferriera di Servola permette ai servolani e limitrofi l'usufrutto del medesimo servizio GRATIS?

DICO: GRATIS!

Ma anch'io che sto a Campanelle posso usufruire del servizio?

Ma certo, soprattutto tu! Il servizio è internazionale e copre financo Capodistria e, se ci va di culo, Umago!

Non ci credo: io per arrivare ad Umago ci metto almeno mezzora: i fumenti della Ferriera dovrebbero metterci almeno... chessò... Fermarsi al confine?!?

Eh no, mio scaltro lettore, il servizio aggira ostacoli come monti, fiumi, laghi, sindacalisti e scioperi ed arriva dove c'è bisogno: direttamente da te, nei tuoi malandati polmoni da cittadino medio!

Non ci credo! E' fantastico. E come posso sosttoscriverlo?

Non devi firmare nulla, c'è già chi ci ha pensato per te non facendo nulla quando doveva. Non è fantastico? Non è comodo? Basta aprire le finestre al nuovo sole quando sei sottovento et voilà.

Non è che la cosa faccia male in realtà?

E chi sei tu per dirmi questo? La polizia? La procura? Un medico? Non hai prove in mano niente di  niente, te lo confermerà anche il tecnico dell'ARPA*!

Non reagisca così, la prego, era solo una domanda lecita.

No, ora sono offeso ora mi dovete pagare per continuare.

E chi sarà mai così scemo da fare una cosa simile?

* Messaggio del tecnico ARPA "Aiuto, tengono mia moglie in uno scantinato. Se non dico che la centralina è fuori servizio quano il benzopirene sfora i limiti me la restituiscono."