lunedì 30 dicembre 2013

"Parola fastidiosa" 2013

Come ogni anno che va in soffitta il sottoscritto sceglie la sua "Parola Fastidiosa" dell'anno: negli anni 90 c'è stato l'anno della "Par Condicio", che ancora oggi penso sia una contrazione dell'espressione veneta "Marieta, paseme qualcosa Par condir el Radicio" (piccola Maria passami qualcosa per condire il radicchio): talmente abusata che ho perfino sentito qualche "Opinionista" (in nomination pure lei (di "Nomination" non ne parliamo proprio)) coniare la "Dis-Parcondicio".

C'è stato l'anno del "pooo po po po po pooo pooo" (incredibile dictu ma 2008) e l'anno di "Crisi" (2007), che mi sembra sempre vincere ininterrottamente dal 2007 ma poi si fa battere sul filo di lana da outsider quali "Spread" (2012) e "Calendario Maya" (2011).
Quali sono le regole per essere definita "Parola Fastidiosa"? Non troppe in realtà: può essere anche una combinazione di due termini: l'importante è che chi la sente deve dire "EMMOBBASTAPERO'!!!"


Quindi in questo 2013 che espressione mi ha veramente stufato marcio?

Che sia nuovamente l'anno di "Crisi"?


"Crisi" ha generato la sua nemesi: la Ripresa.

Ma "Ripresa" è un concetto che ci è simpatico: se uno la sente dire pensa il sillogismo: "Figo! Più lavoro/soldi/felicità!" come può stufare una cosa simile?
Facile! Aggiungendole il verbo "Frenare".
Ora chi non ha almeno sentito che quest'anno qualsiasi iniziativa di un qualsiasi cittadino, fosse anche attraversare la strada col rosso, non abbia portato a "FRENARE LA RIPRESA"?
Se siete come me in questo momento avete fatto la faccia di chi lecca un limone.
Sia chiaro: solo in Italia, perché gli altri paesi si sono premuniti per tempo per evitare lo sfacelo di chi attraversa col rosso.

Quindi festeggiamo il 2014 che arriva, ma non spariamo troppi botti che potremmo "Frenare la Ripresa" (che se passa per Napoli la Ripresa rischia pure grosso).

Per il 2014 "Crisi" e "Biologico" partono bene... chissà?

venerdì 27 dicembre 2013

Racconto di fantasia: L'eletto.

Racconto di fantasia: L'eletto.

Fu svegliato di soprassalto dal clamore che proveniva dalla finestra: nonostante fosse chiusa percepiva chiaramente il boato della folla che, festante, acclamava il suo nome.
Ci mise alcuni minuti a realizzare e quello che prima era una semplice eco di un sogno ora era una nitida realtà. Gli scese un brivido lungo la schiena: era stato eletto.

Aveva spento la televisione la sera prima sull'ennesima e prolissa tribuna politica. Aveva condiviso sui social network le sue ultime ed illuminate opinioni e nottetempo, durante il suo sonno, era stato scelto.

Non c'era di che stupirsi: funzionava così già da anni nel tardo 21° secolo in Italia: viste le innumerevoli e costosissime elezioni, i governi dalle durate irrisorie e l'incapacità di programmare a lungo termine gli interventi era stata fatta di necessità virtù: la  scelta del Primo Ministro veniva fatta attraverso la rete.

Bussarono alla porta con insistenza.
"Onorevole! Onorevole, è presentabile?"
"Un attimo, sono in pigiama..."
"Non si preoccupi, ci faccia entrare! Abbiamo già tutti i vestiti di cui avrà bisogno!"

Prima di aprire la porta fece un lungo respiro. Avrebbe potuto cercare di rifuggere quella notorietà svicolando magari dalla finestra del bagno, ma i rumori da fuori il suo piccolo appartamento denunciavano la situazione: era circondato.

Stampa, gente, esercito: tutti volevano vedere il nuovo Primo Ministro della Repubblica Italiana.
Sospirando aprì l'uscio e un ometto distinto di mezza età, con gli occhiali dalla montatura nera e spessa e con la faccia spazientita entrò di scatto seguito da due neogendarmi.

"Alla buon'ora! Indossi questo! Buongiorno! Sono il suo segretario!"
"Un momento, almeno una bevanda caffeinica..."
"Non c'è tempo. Lei ora ha un dovere nei confronti della Repubblica! Le rammento, Primo Ministro, che La attendono gli ambasciatori delle Nazioni Unite per il pranzo formale, l'insediamento a Palazzo Chigi, il Giuramento alla Camera, l'ordine del giorno e la festa d'insediamento."
"Almeno mi lasci fare una telefonata..."
"Oh, suvvia... Sarà in mondovisione tra breve. Tutto quello che deve dire lo potrà dire attraverso i canali ufficiali e, se mi è concesso, dubito dirà qualcosa di diverso da quello che dicono tutti" aggiunse con un sorriso maligno.

In pochi minuti si vestì: l'abito gli calzava a pennello.
Splendido con una di quelle cravatte che solo ai Premier si vedono; le aveva ammirate ed invidiate: ora la sua gli sembrava un funereo cappio attorno al collo.
In gran velocità fu fatto uscire di casa fra ali di folla acclamante che scandivano il suo nome.
Coi postumi del lussuoso pranzo, dopo aver ricevuto i saluti annoiati degli ambasciatori, che a stento l'avevano guardato in faccia si recò a Palazzo Chigi; il frastuono della folla festante riusciva a fargli dimenticare la profonda angoscia che l'attanagliava.
"Mi raccomando! Fai quello che hai promesso!"
"BRAVO!"
"Farai sicuramente meglio del tuo predecessore, quel ladro criminale!" gli urlavano.

Entrò a palazzo Chigi; nel suo studio. Su quella scrivania pregna di Storia si trovava un pad con la schermata consolidata della sua pagina faccialibroautarchico con la sua proposta politica: l'abolizione dell I.V.A. e l'abolizione dell'esercito.
"La firmi, per favore! Non avrà mica ripensamenti dell'ultimo minuto?" disse il suo segretario in tono spazientito.
"Forse sì. Per esempio non ho ben presente i conti ma la storia dell I.V.A..." boffonchiò lui.
"FIRMI, PER FAVORE! Di storie così ne ho sentite talmente tante che sono stufo di discutere!" Tagliò netto il segretario in tono fra il lamentoso e l'annoiato.
Il neo Primo Ministro appose il suo pollice nell'apposita area del pad, che emise un cicalino di conferma.
"Grazie! E'ora che salga alla Camera!"
Rapidamente, scortato dal segretario e dai neogendarmi fu portato alla Camera dei Deputati: entrarono in una camera di compensazione e sterilizzazione e successivamente ebbero accesso alla sala del parlamento vera e propria: tutti i deputati erano al loro posto: una camera di scheletri vestiti di tuttopunto fissava quel corteo di quattro persone che si avvicinava ai banchi del primo ministro.
Aveva visto quell'immagine in televisione migliaia di volte: "ricordate i deputati ladroni!"
In televisione il loro misero destino non era più reale di un film, ma stavolta era vero. Il silenzio era rotto solo dal rumore delle luci e dei loro passi. Quelli erano morti veri. Erano stati deputati della Repubblica ed erano stati avvelenati e rimessi al loro posto a decomporsi a perenne monito della furia popolare. Ma a quel punto non gli sembrava poi più tanto giusto.
"Prego Primo Ministro, prego: questo è il luogo preposto!" Gli mise in mano il pad con il discorso.

Con voce tremante incominciò a leggere:
"Io sottoscritto" e disse il suo nome ed il suo cognome "Primo Ministro della Repubblica Italiana, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, per volere del Popolo sovrano e della legge Simplex del 1°Agosto 2053 comma 1 decreto lo scioglimento e l'abolizione delle forze armate in virtù del pacifismo sancito dalla Costituzione con il provvedimento 1032!
Abolisco l'Imposta a Valore Aggiunto con il provvedimento 1032 sec!
Così come scrissi su Faccialibroautarchico e vidimato da approvazione popolare in data 24 Febbraio 2086!"

Seguirono istanti di lungo silenzio finché...

"Primo Ministro!" tuonò una voce senza emozioni.
"In virtù delle Sue decisioni  il simulatore quantistico ha previsto con una possibilità di errore inferiore allo 0.001% le conseguenze delle sue azioni.
L'abolizione delle forze armate provocherà entro 3 mesi una serie di rivolte secessioniste in 2 macroaree: una nordorientale ed una meridionale insulare.
L'aumento dell'attività criminale salirà del 5000%.
La contestuale perdita di pubblico impiego lavoro dovuta all'abolizione dell'I.V.A.per 157.357 dipendenti genererà un'organizzazione criminale parastatale dedita al saccheggio sistematico.
Al giorno 96 si renderà necessario l'intervento armato delle Nazioni Unite per riportare la situazione allo status quo ante dopo un numero di vittime pari a 2.695.453.
L'abbassamento del PIL e la conseguente recessione post bellica porterà alla perdita del lavoro per 10.473.825 cittadini e la conseguente caduta in stato di indigenza per 22.563.843 cittadini..
Le email di avviso di conseguenze sono state mandate ai diretti interessati.

Elaboro responso.

In virtù della legge Simplex del 1°Agosto-2053 comma 2 Io, Computazionale Quantistico Primo, ritengo responsabile nel nome della nazione l'attuale Primo Ministro della morte colposa di 2.695.453 cittadini italiani e dello stato di impauperimento colposo di altri  22.563.843.
La condanno ergo alla vaporizzazione istantanea!
Viva l'Italia!"
"VIVA l'ITALIA!" Urlarono i neogendarmi ed il segretario mentre un lampo rosso inceneriva le spoglie del Primo Ministro uscente, cravatta compresa.
A quel punto Computazionale Quantistico Primo sentenziò:
"La festa di insediamento del Primo Ministro è conclusa, cittadini all'ascolto! Vi sto inviando le condizioni congiunturali macroeconomiche dettagliate: noterete che, come ieri, siamo ancora in forte passivo ed abbiamo l'obbligo costituzionale del pareggio di bilancio!
Si richiede una nuova elezione di un Primo Ministro: si apriranno le valutazioni delle migliori strategie politiche ed economiche sui social network fra un'ora e verranno concluse alle ore 23.30!
Il Primo Ministro eletto non potrà rinunciare all'incarico offerto, pena la morte per 'intralcio della burocrazia statale'!"


Contemporaneamente la gente in strada sentenziava sconvolta: "ma lo sai che io avrei perso il lavoro e un figlio? Sì! Ti giuro... ecco l'email! Guarda! Che criminale! Che Ladrone! Ed io che lo pensavo uno per bene! Ah, ma se fossi io Primo Ministro..."

Fine.

mercoledì 18 dicembre 2013

Il 31 dicembre del villaggio

Ogni anno a dicembre leggo post sui social network del tono "vattene <anno in corso> hai fatto schifo!" ed ogni anno puntualmente mi trovo a pensare a come sia stato il mio anno giudicandolo se non buono almeno mediocre.
Da parte mia si sono alternati momenti ottimi e momenti pessimi, come in ogni anno del resto e presumo che la stessa cosa capiti a tutti.
Il sentimento che tutti i nostri guai terminino in data 31-dicembre dell'<anno in corso> dev'essere molto sollevante da provare e giustifica il super rito pagano del cenone di fine anno.
Ma io, che sono pragmatico, temo che il <anno che verrà> sarà altrettanto foriero di momenti negativi, di morti a noi vicini, di morti eccellenti che ci faranno dire: "Vattene <anno che verrà> hai fatto schifo!"
Salvo poi capire che a fare schifo non era l'anno ma l'atteggiamento con cui l'abbiamo vissuto.
Perché se guardiamo bene il <anno che verrà> porterà altrettante nascite e momenti di gioia che al momento non ricordiamo e che non hanno una data precisa.
Poi un giorno ne parleremo e ci chiederemo "che anno era? Ah sì...".
Scusa 1999, facciamo pace.

martedì 17 dicembre 2013

Lavori in corso

Stiamo Lavorando per voi... poco ma stiamo lavorando

No, dico, magari a qualcuno piace quello che scrivo. Magari no.