lunedì 16 marzo 2015

Il writer

Il giovane si stava incamminando per le strade del centro: la serata era finita e si trovava in quel lasso di tempo in cui non c'è un'anima in strada.
Mentre tornava verso casa scelse delle strade secondarie del centro storico, veri e propri angiporti fra  case ristrutturate da poco. Sentiva solo il rumore dei suoi passi e quello dell'illuminazione.
Ad un tratto, girando un angolo, si trovò davanti una parete bianca tinteggiata di fresco.

La parete gli sembrò una gigantesca tela ancora intonsa: un insperato colpo di fortuna.

Si guardò attorno con circospezione cercando la presenza di altre persone e poi, rapidamente, estrasse dallo zaino una bomboletta di vernice spray.
Il ragazzo scrisse il tag della sua crew, ma poi, riguardandolo,  gli sembrò poca cosa: un'intera parete bianca e un così piccolo tag!
Avrebbe voluto rimangiarselo. Avrebbe voluto che, avvicinando ancora la bomboletta al muro, il flusso di ciò che aveva appena fatto avesse percorso il senso inverso per poi poterlo ripetere in forma migliore; ed incredibilmente la bomboletta cominciò a risucchiare via la vernice dal muro.

Era troppo stanco per chiedersi la meccanica di quello che stava accadendo, ma in pochi secondi la parete tornò ad essere completamente bianca.

"Un tramonto!" Pensò poi.

"Vorrei riprodurre qui il tramonto che ho appena visto! Quella luce! Quei colori!"

Ma aveva solo una bomboletta di vernice nera; una stupida bomboletta di vernice nera.

"Qui servirebbe l'arancione, per esempio!"
E ricominciò a premere sulla stupida bomboletta del nero. Ma stavolta, incredibilmente, cominciò a produrre un flusso di vernice arancione.

Sorrise in preda ad un'estasi artistica: quello che lui stava immaginando si stava materializzando su quella parete: sfumature di arancione! Riflessi dorati! Il mare che sembrava uno specchio argenteo quando non fosse dorato!

Ora dalla bomboletta uscivano mille colori, esattamente come li stava immaginando.

Era il capolavoro della sua vita! Era quasi una fotografia! Ci mise nuovamente il suo tag, ma meno vistoso stavolta.

Ad un tratto il pensiero che un altro writer senza talento avrebbe potuto scarabocchiarci sopra il suo di tag gli mise addosso una strana ansia e una piccola rabbia.

Fece un passo indietro; si sedette  e si mise a rimirare estasiato il suo capolavoro.

E proprio lì a terra lo trovarono i poliziotti della guardia cittadina di ronda.

Osservarono il ragazzo.
Osservarono il muro.
Poi uno dei due esclamò:
"Mio Dio! Guarda lì!" Indicando la parete.
"Guarda quegli schizzi di sangue! Doveva essere lontano non più di un metro quando gli hanno conficcato la picozza nella testa!"

"Stava 'disegnando': vedi... questo è il suo tag, l'ho già visto su altri muri. Non l'ha finito! Non ha fatto in tempo!" Disse il suo collega.

"Chiunque sia stato gli ha usato una violenza inaudita! Balordi? Drogati?"

"No, guarda la fattura della picozza: questa è roba da rocciatori! Te lo dico io, questi è un rocciatore residente in questa strada esasperato dall'ennesimo writer! Vedrai che troveranno facilmente il colpevole!"

 Poi si rivolse verso il cadavere:

"Morire per una scritta sul muro! Che sfiga! Ne valeva la pena, ragazzo?"
Poi corrugò lo sguardo: osservandolo meglio si accorse che stava sorridendo.