mercoledì 8 aprile 2015

Il magazzino

Era una mattina calda per essere settembre e Flavio aveva ancora delle incombenze di cui occuparsi.
Sospirò pensando alla giornata che aveva davanti.
Trasalì quando udì una voce sconosciuta nella stanza.

"12 settembre 2064, ore 7:53. 12 secondi! Stampo l'etichetta!"

Un pallido ometto dalla pelle grigia si stagliava difronte a lui: baffi anacronistici, occhiali appoggiati su un piccolo naso, vestito di un abito scuro marrone ed in mano una stampatrice di etichette.
Questi alzò lo sguardo dall'etichettatrice e si accorse di essere osservato:
"Oh! Puoi vedermi! Buongiorno, sono Khumu, il catalogatore!"

"Che ci fa in casa mia? Lei chi è? Guardi che chiamo la polizia!" Urlò fra lo spaventato e l'infuriato.

"Calmati, ti prego! Lascia che ti spieghi. Come detto sono Khumu..."

"...il catalogatore, l'ha già detto!" rispose aggressivo Flavio.

"Ottimo, nonostante l'ètà sei ancora sveglio! Seguimi!"

E Khumu s'incamminò verso la porta di una stanza di casa sua che lui non aveva mai visto prima.
A quel punto la rabbia di Flavio si tramutò in stupore:"Una stanza in casa mia che non conosco? E'casa mia!"

Il nuovo arrivato rispose sardonico: "Tuo. Mio. Concetti piuttosto relativi, credimi! Entra dai!"

Aldilà della porta giaceva un gigantesco e silenzioso magazzino fiocamente illuminato.
Era di un'apparente sconfinata lunghezza e si dispiegava davanti a loro: a destra ed a sinistra su alti scaffali d'acciaio che arrivavano fino al soffitto pile di scatoloni di colore marrone, tutti etichettati diligentemente catalogati ed ordinati per anno, mese, giorno, ora e tutti con la scritta "Flavio" in bella evidenza.

Khumu si mise davanti a lui: "Seguimi! Questa è una cosa che non faccio spesso!"
Flavio si sentiva stranamente calmo, per quanto assurdo gli sembrasse il tutto.

"Ma Khumu, cosa c'è in questi scatoloni?"
"Aprine uno e controlla da te!"

Tirò fuori lo scatolone marrone più vicino a lui. 'Flavio 2043, gennaio, sedici, ore 17:33' e nello scatolone trovò una lunghissima fila di etichette. Ne tirò una ed improvvisamente gli apparve davanti l'immagine di lui in automobile, fermo al semaforo in una giornata di pioggia.

Si voltò verso Khumu. con sguardo interrogativo.

"Tirane un' altra!" Lo esortò il catalogatore.

Tirò l'etichetta vicina ed apparve un' immagine molto simile: qualche dettaglio variava ma era sempre lui, sempre fermo allo stesso semaforo; sempre in automobile; sempre la stessa pioggia.

"Ti prego di rimetterle a posto ora, Flavio, dobbiamo continuare: la strada è lunga!"

Ed incamminandosi verso il fondo della stanza continuò:

"In questi scatoloni sono racchiusi tutti i tuoi respiri!
Pazientemente raccolti, etichettati e catalogati dal sottoscritto!
Qualcuno pensa che siano i battiti del cuore a fare la somma della vita, altri più pragmaticamente le onde cerebrali ma la verità è che a fare la vostra vita..." e si voltò a guardarlo "...sono i respiri!"

Poi continuò:
"In questi scatoloni, di colore marrone, sono racchiusi i respiri alla quale tu non hai dato importanza: una fila in banca, un pranzo poco importante, un film noioso...."

Flavio guardò gli scatoloni e Khumu come se potesse leggergli nella mente disse:
"Eh sì! Sono tanti, vero? Perlopiù tutti gli esseri umani hanno una collezione di scatoloni marrone voluminosa, ma ora siamo arrivati dove volevo!"

Al termine della collezione di scatoloni ve ne erano due: uno di colore nero, uno di colore verde.
Senza bisogno di fare domande Khumu esordì indicando quello nero:

"Se vuoi favorire..."

Flavio aprì lo scatolone titubante e tirò febbrilmente la prima etichetta, quella che recava la sua data di nascita.
Vide quello che doveva essere stato il suo ostetrico che lo percuoteva e assistette al suo primo vagito.

Si voltò verso Khumu. Questo sorrise e disse:

"Prego prego! E'tutta roba tua!"

Quest'altra etichetta aveva una data curiosa: 12 novembre 1985 ore 7.56.

Tirò la linguetta e rivide il momento stesso in cui scoprì di essere allergico alle nocciole: aveva appena morso la merendina di un compagno di scuola, una di quelle che sua mamma non gli aveva mai comprato e improvvisamente non riuscì a respirare. Stava soffrendo, soffocando, spaventato.

"Questi, Flavio, sono i tuoi respiri peggiori, o le volte in cui proprio non hai respirato, come qui, quando diagnosticarono il cancro a tua madre o qui quando tuo figlio non tornò a casa dopo il sabato sera  e ti si presentarono i carabinieri alla tua porta la mattina dopo!"

E poi Khumu gli tolse lo scatolone di mano e lo rispinse sullo scaffale.

"Quello verde?"

Khumu sorrise ancora, prese personalmente quello verde e glielo porse:
"Reggilo, mi serve una mano!
Il verde è il tuo colore preferito e quindi questi sono ovviamente i tuoi respiri migliori!
Qui è dove ti hanno rianimato dopo lo shock anafilattico!
Qui è dove hai smesso di respirare incontrando la madre dei tuoi figli!
Qui è dove i carabinieri ti hanno comunicato che tuo figlio era vivo ed aveva avuto un piccolo incidente con la macchina!
Ma questo mi piace un sacco:
'21 settembre 2006, ore 15:23'. Il tuo primo giro in moto da solo in un bosco dopo una pioggia: aprilo!"

Entrambi assistettero ad uno scenario incredibile: la luce del tramonto filtrava attraverso gli alberi umidi. La velocità bassa. La libertà. Flavio si era preso un respiro profondissimo.

"Questo, se non lo sai, è il tuo respiro di felicità più lungo! Oh ne hai avuti altri più felici,  ma comunque più brevi tipo..." sorrise e tirò un'altra etichetta "...tipo QUESTO!"

"Ehi! Ehi!" urlò Flavio "Queste sono cose private!" Aggiunse fra l'offeso e il divertito.

"Mio. Tuo. L'ho già detto, no?"

Flavio si fece serio:
"Khumu, dimmi, perché mi mostri tutto questo?"

"Dovevo raggiungere la scatola verde: '12 settembre 2064, ore 7:53' Quello del dodicesimo secondo è  stato il tuo ultimo respiro!"

"Oh..." disse Flavio deluso.

"E sarebbe un buon ricordo?"

Khumu rispose ancora con un sorriso:
"Lo è sempre!"

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