venerdì 20 febbraio 2015

La mia prima volta al "lapartita"

Sono molto contento. Oggi è la mia prima volta allo stadio: ho compiuto 14 anni e sono ufficialmente un membro produttivo del collettivo.

Non è stato facile entrare: in settima classe ero un po' troppo mingherlino, ma grazie alle cure di Walter che mi ha fatto scoprire il "Takundo" ho potuto dimostrare la mia utilità.

L'esame per entrare nel collettivo è stato facile: conoscenza dei cori di base, delle coreografie ed ovviamente una serie di incontri di lotta in cui dimostrare il proprio valore.

Mi è costato un occhio, ma anche quando sconfitto non mi sono arreso. Ed è questo spirito guerriero che serve al collettivo.

Sarei potuto entrare prima, ma dovevo guarire.

Comunque oggi sono pronto. Walter è venuto a prendermi a casa: lui è il mio mentore e il mio caposquadra.

Lui è talmente forte che nemmeno i miei si mettono contro a lui.

La mia mamma mi ha salutato con uno sguardo triste; come vorrei che lei potesse capire la mia fede, i miei ideali. Come la mamma di Walter: lei sì che è fiera del suo figlio: diciannove anni, uno dei veterani della curva grosso e una grande conoscenza del gioco.

Lei non sarà un membro del collettivo, ma aveva sposato uno. Ora fa parte degli abbonati alla gradinata, ma c'era un tempo in cui anche lei militava in curva, soffriva come noi, lottava come noi. No! Meglio "come credo facciamo noi".
Mio padre mi portava allo stadio a guardare lapartita, ma non aveva mai avuto lo stesso trasporto come i ragazzi della curva: io sapevo che volevo essere parte del collettivo.

Ci raduniamo fuori lo stadio nella piazzetta davanti. 

Parla Enrico, il capo, col suo megafono.

"Oggi siamo contro i nostri rivali giurati. Ognuno sa cosa fare! Attraversiamo i tornelli!"

Dall'altra parte dei tornelli agenti della polizia ci perquisiscono uno ad uno: devono garantire l'ordine e  l'ordine è "nessun coltello, nessun'arma da fuoco".

Entriamo uno a uno e prendiamo posto in curva. Ho la mia posizione: io sono nel settore di destra in alto: giochiamo in casa e dobbiamo entrare noi per primi.

Solo quando siamo al completo cominciamo a cantare e a provare qualche coreografia complessa. Cantiamo al ritmo dei tamburi. La gente in gradinata applaude.

Entrano loro, gli sporchi avversari.

Fischi.

Loro ci insultano, noi ci carichiamo ancora di più. Scoppiano le bombe carta. La tensione è alle stelle. La gente urla. Sono saltate le coreografie.


I megafoni dello stadio echeggiano "Signori e signore, benvenuti a lapartita. Si comincia fra 5...4...3...2...1..."

La cancellata davanti alla curva si abbassa di colpo e si abbassa la loro.

Le prime file scattano avanti, intanto i grossi circondano Enrico a proteggerlo: se cade lui vincono loro. Io mi attacco a Walter, il mio caposquadra, e agito il mio bastone.

Non ricordo bene la storia ma una volta qui si praticava un altro sport chiamato, credo, calzo. Ma poi fu abolito perché "lapartita" era molto più divertente, con più spettatori e le olotivvù commerciali pagavano di più.

Corro sull'erba e sulle numerose placche ricordo dei grandi campioni di questo sport. Corro sulla placca del grande Giacomo Fantini "2024-2047: capo per due stagioni, 36 vittorie"

Tutto è talmente veloce che non mi rendo nemmeno conto che siamo oramai a contatto con una squadra delle loro e metto subito a bersaglio uno della mia stazza: lo colpisco col bastone con tutta la forza che ho.

Dev'essere anche per lui la sua prima lapartita perché è così sorpreso che non accenna nemmeno a parare. Il rumore è talmente forte che lo sento nonostante tutto il frastuono: devo averlo ammazzato.

Sono talmente eccitato dalla cosa che nemmeno mi accorgo del suo caposquadra che mi colpisce con un pugno alla tempia. Ho sbagliato a staccarmi dalla mia  squadra, ora Walter non potrà coprirmi.

Quattro di loro si mettono a scatola intorno a me mentre chi mi ha colpito per primo vendica la morte del suo compagno a cazzotti: non fossero sporchi nemici direi che sono bravi con la loro strategia. Peccato non poterla vedere alla moviola stanotte.

"Che bello questo sport!" è il mio ultimo pensiero.